
Il suo “Robin Hood” è certamente un’avventura all’insegna dell’intrattenimento, una pellicola con cui regista e attore riecheggiano l’operazione di mega successo del “Il gladiatore”. L’obiettivo di Sir Ridley era quello di raccontare una origin story: chi era in realtà l’arciere di Sherwood? Cosa è successo prima che diventasse l’eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri? Peccato che la sceneggiatura di Brian Helgeland (scrittore di talento che ha già adattato “Mystic River” e il recente “Green Zone”) d’un tratto rallenti la sua galoppata rimanendo vittima di diversi scivoloni. Scott prova a mantenere un equilibrio tra storia e spettacolo, ma inevitabilmente finisce per privilegiare il secondo, perdendo per strada l’elemento storico e con esso anche il carisma del suo personaggio. E se le battaglie sono comunque spettacolari - specialmente quella finale che è una specie di versione a cavallo dello sbarco in Normandia di “Salvate il soldato Ryan” - sono tanti i momenti in cui ci si sente smarriti a livello narrativo.

Ci manca il Robin Hood che siamo abituati a vedere sullo schermo, da Sean Connery a Kevin Costner, passando per l’indimenticabile volpe del capolavoro di Walt Disney. L’eroe interpretato da Russell Crowe è più umano, sa essere violento, approfittatore ma anche capace di aprire il suo cuore. Ma il machismo non basta a rendere il personaggio memorabile, anche perché Crowe non riesce a catturare il pubblico e si dimostra troppo legnoso rispetto ai suoi standard.

Ottima, invece, la Lady Marian interpretata da Cate Blanchett: l’attrice brilla sempre per la sua bellezza e riesce anche a infondere un certo carisma action nel cuore del suo personaggio. Impeccabile il cast di comprimari – da William Hurt nei panni del consigliere di corte a Oscar Isaac in quelli di Giovanni, futuro Re d’Inghilterra senza spina dorsale. E continuiamo a tenere d’occhio il sempre perfido Mark Strong (già visto in “Sherlock Holmes”), che ancora una volta dà vita ad un cattivo degno di nota . C’è anche Max von Sydow, nei panni del mentore dell’eroe: i suoi primi minuti in scena vi faranno venire voglia di alzarvi ad applaudire, ma poi lo vedrete darci dentro fin troppo, sconfinando e finendo anche lui per gigioneggiare.

Nel ricostruire l’avventura, Scott si scatena tra dolly, campi lunghi, rallenti e inquadrature velocizzate, il tutto sulla splendida cornice delle scogliere gallesi nelle quali la troupe ha ricostruito l’Inghilterra del dopo crociate, spendendo almeno centocinquanta milioni di dollari. La quinta collaborazione artistica tra Sir Ridley e Crowe è certamente il film migliore del duo dai tempi de “Il gladiatore”, ma non si ha la certezza che questo “Robin Hood” riesca nel futuro a rimanere memorabile tra i tanti film sull’eroe di Sherwood già portati sullo schermo … compresa la versione di Mel Brooks.
La pellicola è distribuita dalla Universal Pictures.
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