
Turturro intervista artisti prominenti nella scena napoletana, tra cui gli Avion Travel, Raiz e lo stesso Senese, e intercala alle loro testimonianze una serie di videoclip – non c'è altro modo di definirli e la scelta è voluta – che li riprendono mentre eseguono, accompagnati da coreografie tra il patetico, il melodrammatico e il comico, una serie di classici della canzone napoletana. “Tammuriana nera”, “Come facette mammeta” e “Malafemmena” sono solo alcuni dei brani che rivivono tra le strade della città, con la gente che si ferma a guardare, incuriosita, e a volte segue i musicisti in coro. L'effetto è straniante, sulle prime spiazza e fa anche un po' sorridere: ma col passare dei minuti, Turturro sa coinvolgere e travolgere, e il suo onesto amore per Napoli convince e fa perdonare anche le piccole sbavature.

Il regista, che entra in scena in determinati snodi della pellicola per guidare lo spettatore, si avvale anche di preziosi documenti Rai in cui vediamo artisti come Carosone e Angela Luce in performance d'epoca. E con grazia riesce a dire una cosa davvero importante: Napoli è come fuori dal tempo e dallo spazio, un luogo dove si incontrano culture di ogni tipo e dove c'è un ponte che collega tutto il bacino del mediterraneo. Alla fine, nella sua ricerca, Turturro chiude il cerchio mostrando l'arrivo degli americani alla fine della guerra, e intervistando subito dopo il grandissimo sassofonista James Senese, che ricorda come i suoi coetanei lo prendessero di mira perché “niro”.
Sulle note di “Napule è” di Pino Daniele, il viaggio si chiude dove è cominciato: tra la gente, tra quei volti che portano su di sé il peso ma anche la gioia di vivere di una città che non ha eguali nel mondo.
La pellicola è distribuita sugli schermi da Istituto Luce