

Passione

L'occhio straniero, ma non troppo, dell'italo-americano John Turturro attraversa la città e la storia della canzone napoletana, dal "Canto delle lavandaie del Vomero" del 1200 a "Napule è" di Pino Daniele, rievoca storie lontane e miti vicini, alterna l'amarcord alla ricostruzione, i caroselli canori alle voci di strada, la storia della canzone alle storie che le canzoni narrano e nascondono. Immagini, spesso inedite, delle grandi voci di un passato ormai remoto si sovrappongono con quelle di interpreti moderni, capaci di proseguire una tradizione gloriosa, ricreandola e rinnovandola. Canzoni e cantanti, musicisti e poeti, personaggi reali e leggendari sono i protagonisti di questo film che attraversa una delle metropoli più belle, famose e controverse del mondo.

Napoli come centro del mondo, ricettacolo di culture e tradizioni che si
sono fuse in una, unica al mondo. Napoli “di mille colori”. John Turturro prosegue nel suo viaggio alla ricerca delle proprie radici con “Passione”, singolare docu-musical girato per le strade della città partenopea con tecnici italiani e artisti locali e internazionali. Il risultato è un ironico, sanguigno e travolgente viaggio attraverso i vicoli, i volti e la musica di Napoli, la cui storia recente viene ripercorsa in ordine sparso dall'ottocento fino ad oggi, da Sergio Bruni a Massimo Ranieri, passando per Renato Carosone, Totò, Fiorello e James Senese.
Turturro intervista artisti prominenti nella scena napoletana, tra cui gli Avion Travel, Raiz e lo stesso Senese, e intercala alle loro testimonianze una serie di
videoclip – non c'è altro modo di definirli e la scelta è voluta – che
li riprendono mentre eseguono, accompagnati da coreografie tra il
patetico, il melodrammatico e il comico, una serie di classici della
canzone napoletana. “Tammuriana nera”, “Come facette mammeta” e “Malafemmena”
sono solo alcuni dei brani che rivivono tra le strade della città, con
la gente che si ferma a guardare, incuriosita, e a volte segue i
musicisti in coro. L'effetto è straniante, sulle prime spiazza e fa
anche un po' sorridere: ma col passare dei minuti, Turturro sa
coinvolgere e travolgere, e il suo onesto amore per Napoli convince e fa
perdonare anche le piccole sbavature.
Il regista, che entra in scena in determinati snodi della pellicola per
guidare lo spettatore, si avvale anche di preziosi documenti Rai in cui
vediamo artisti come Carosone e Angela Luce in performance d'epoca. E con grazia riesce a dire una cosa davvero importante: Napoli
è come fuori dal tempo e dallo spazio, un luogo dove si incontrano
culture di ogni tipo e dove c'è un ponte che collega tutto il bacino del
mediterraneo. Alla fine, nella sua ricerca, Turturro chiude il
cerchio mostrando l'arrivo degli americani alla fine della guerra, e
intervistando subito dopo il grandissimo sassofonista James Senese, che
ricorda come i suoi coetanei lo prendessero di mira perché “niro”.
Sulle note di “Napule è” di Pino Daniele, il
viaggio si chiude dove è cominciato: tra la gente, tra quei volti che
portano su di sé il peso ma anche la gioia di vivere di una città che
non ha eguali nel mondo.