NOTIZIE

Il terzo mondo d'Europa secondo Susanne Bier

La regista arriva al Festival di Roma e presenta "In un mondo migliore", dramma ambientato tra la la Danimarca e l'Africa

Susanne Bier

30.10.2010 - Autore: Pierpaolo Festa
Che cosa pensa Susanne Bier prima di digitare le prime parole all’inizio della sua sceneggiatura? Nel giro di pochi anni la regista danese si è dimostrata perfettamente in grado di mettere in scena le emozioni e la complessità dell’animo umano scatenando forti emozioni al cuore dello spettatore: “Di solito penso a un’idea e la sviluppo. Quando la prima stesura del copione è pronta allora mi dedico ancora di più alle ricerche". E al Festival del Film la Bier presenta il suo nuovo lungometraggio intitolato “In un mondo migliore”: "Questo film parla di quanto poco ci conosciamo e di quanto sia facile pensare che possiamo capirci a vicenda, una cosa che crea un gap fatale tra gli esseri umani”.

E a chi insinua che la regista per una volta si rifugi dietro un finale consolatorio, lei risponde: “In realtà non direi proprio, anzi non sono affatto sicura di quello che accadrà ai personaggi dopo la storia che raccontiamo. Abbiamo messo in scena argomenti molto seri, focalizzandoci in particolare sul mondo dei bambini: credo sia impossibile raggiungere gli spettatori soltanto con un chiaro e indiscutibile senso di speranza. Quello che importa è avere una conversazione con il pubblico”.  Ancora una volta la regista racconta di adulti mettendo in mostra i loro lati fragili: “Sono cresciuta con due fratelli e sono sempre stata vicina a mio padre, quindi penso di capire meglio gli uomini, ma questo film l’ho scritto insieme a un uomo e sono certa che lui capisce le donne meglio di me”.Sul set la Bier ha lavorato soprattutto con ragazzini: “Hanno una grandissima immaginazione e intuiscono ciò che funziona e non in un personaggio. Dopo un po’ di giorni venivano da me con dei suggerimenti, erano veloci ad apprendere cosa serve per interpretare il ruolo”.

Ambientato tra la Danimarca e l’Africa, “In un mondo migliore” esplora nuovamente il terzo mondo, focalizzandosi su quanto i problemi che lo affliggono possono essere simili a quelli del vecchio continente: “La mia preoccupazione sul terzo mondo cresce sempre di più. Si tratta di parte del nostro mondo ecco perché c’è sempre stato un ruolo fondamentale del terzo mondo nei miei ultimi tre film. Questa volta volevo raccontare la similarità tra le civiltà, entrambe hanno il male”.  

Corteggiata da Hollywood che continua a offrirle sceneggiature, la Bier non ha ancora deciso se il suo prossimo film sarà girato in Europa o oltreoceano: “Mi piacerebbe fare un altro film americano ma la verità è che non mi interessa il luogo. Voglio raccontare storie che mi emozionino e devono avere elementi inquietanti. Quello che voglio è esplorare continuamente un territorio sconosciuto”.

“In un mondo migliore” sarà distribuito in Italia dalla Teodora Film

Per saperne di più
Susanne Bier Collection