Strana storia quella della Spagna, al cinema. Sembra sempre si faccia fatica a inserire la penisola che segna il limite dell'Europa nello 'scontro' continentale per chi meriti di figurare in una ideale Hall of Fame, tra Svezia, Francia, Italia, Germania, ecc… Come se l'immagine gioiosa e popolare che comunemente viene trasmessa avesse determinato una sorta di pregiudizio qualitativo. Eppure la cinematografia iberica puo' vantare come e piu' di altre un pedigree di tutto rispetto oltre a un interessante pacchetto di vittorie.
Non siamo, numericamente, ai livelli di Italia e Francia (che si contendono sul filo la supremazia tra Oscar vinti, Nomination, Premi onorari e al Film Straniero, di Lingua o meno), ma si parla comunque di 13 oscar vinti su un totale di nomination di circa il triplo. Una storia che si apre e (quasi) si chiude con un comune denominatore, il cognome Bardem.
E' stato infatti La Venganza di Juan Antonio Bardem, nel 1957, il primo film spagnolo nominato come Miglior Film Straniero (anche se prima di lui Antoni Clave' venne candidato nel '52 per Art Direction e Costumi). Una tappa importante e un vanto per il regista, zio di Javier Bardem, a sua volta primo spagnolo a essere nominato come Miglior Attore.
Certo, la filmografia nazionale - pur avendo espresso nomi del livello di Luis García Berlanga, Carlos Saura, Jesús Franco, José Luis Garci, Fernando Trueba - poggia indiscutibilmente su due colonne: Luis Buñuel e Pedro Almodóvar. Un catalano iconoclasta e un castillano 'pop', aragonese il primo, manchego il secondo, entrambi uniti da una grande capacita immaginativa e da un cinema surreale, estremo e caustico, politico e capace di 'desnudar' tante ipocrisie, anche formali.
Paradossalmente nominato solo due volte il primo (per le sceneggiature di Quell'oscuro oggetto del desiderio del 1977 e de Il fascino discreto della borghesia nel 1972, due film concorrenti all'Oscar come Film Straniero, insieme al suo Tristana, anche se solo il secondo premiato e per questioni produttive conteggiato come francese nel Palmares di categoria), sono quattro le candidature per il piu' contemporaneo, vincitore con Tutto su mia madre nel 1999 e con la sceneggiatura di Parla con lei nel 2002.
E intorno a questi due picchi (per quanto Buñuel fosse attivo sin dagli anni '20) si sviluppano i momenti migliori della storia del cinema spagnolo, almeno a livello di riconoscimenti. Le direzioni artistiche di Gil Parrondo (asturiano vincitore di due statuette), la Fotografia di Nestor Almendros, oltre ai suddetti, fanno sognare un Paese che poi a lungo non sembra dare continuita' alle singole perle comunque prodotte (dalla Carmen di Saura alle Donne sull'orlo di una crisi di nervi di Almodovar alla belle Epoque di Trueba).
Lontano dall'Academy, intanto (e vale la pena citarlo), un fermento non indifferente si agita nell'underground iberico. Un'attivita' e un nuovo vigore che danno vita a una delle scuole di horror e cinema fantastico piu' riconosciute a livello nazionale in tempi moderni. Jaume Balagueró, Guillermo Del Toro, Paco Plaza, Juan Antonio Bayona e molti hanno tenuto viva la Spagna sul mercato, e non solo, come dimostra un regista come Alejandro Amenábar, arrivato all'Oscar per Mare dentro nel 2004 dopo Abre los Ojos e The Others.
Da allora, il nuovo millennio si e' aperto con una nuova Eta' dell'Oro dalle radici ramificate che affondano nella doppietta almodovariana a cavallo del 2000. La Spagna e' ormai di moda dalle parti di Hollywood, soprattutto con i suoi attori. Da Antonio Banderas (anche regista, lontano dalla Patria, e sposato con Melanie Griffith) ai tanti Paz Vega, Elsa Pataky, Jordi Mollá, Eduardo Noriega, Santiago Segura, Elena Anaya, Aitana Sanchez Gijón, Luis Tosar… Ma soprattutto gli altri due pupilli di Pedro Almodovar, Penélope Cruz e Javier Bardem che con tre nomination e un Oscar ciascuno (Non e' un paese per vecchi per lui, Vicky Cristina Barcelona per lei) sono sicuramente i piu' 'americani' della Nueva Ola. Che ancora prosegue. Magari con Aquel no era yo di Esteban Crespo, che spera di vincere come Best Live Action Short Film.
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Que viva España! Dopo Almodovar Hollywood cambia accento
Una lunga storia quella del cinema spagnolo, ricca di pietre miliari e di vittorie importanti. Da non sottovalutare
23.02.2014 - Autore: Mattia Pasquini