Sucker Punch

Sucker Punch

Sucker Punch racconta la storia di una ragazza di nome Babydoll che negli anni Sessanta viene rinchiusa dal patrigno in un manicomio con l'intenzione di farla lobotomizzare di lÌ a cinque anni: per sfuggire a quel luogo orribile, Babydoll si rifugerà in un mondo di fantasia dal quale inizierà a pianificare la sua evasione.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Sucker Punch
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Warner Bros
DURATA
110 min.
USCITA CINEMA
25/03/2011
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2011

Quest'ultimo, attesissimo lungometraggio diretto da Zack Snyder arriva
a confermare due questioni fondamentali inerenti al suo cinema. La
prima È che si tratta realmente di un cineasta che ha una sua idea
specifica, una sua poetica cinematografica che lavora sia sulla forma
che sul contenuto (o la sua programmatica assenza, come vedremo). La
seconda È che comunque continua ad osare troppo, a sfruttare l'aspetto
produttivo e mainstream a lui messo a disposizione in maniera
eccessivamente spregiudicata.



Se con “300” Snyder aveva
sfacciatamente raccontato la superficialitÀ del machismo inserendolo in
una visione estetica perfettamente funzionale a quel vuoto
contenutistico, con “Sucker Punch” compie un'operazione forse anche troppo antitetica: raccontare,
analizzare, sezionare l'inconscio femminile e i simbolismi a esso
legati, e inserire tutto questo in una confezione che ne rifletta ogni
minima sfaccettatura mantenendo al tempo stesso la sua specifica
visionarietÀ. L'esperimento È affascinante, anche ammirevole, ma allo
stesso tempo troppo ardito per riuscire
. Come sempre nel cinema di Snyder l'incipit È da antologia: dopo i clamorosi titoli di testa di “Watchmen”, anche “Sucker Punch” riassume tutta la storia della giovane Babydoll (Emily Browning) in una scena vorticosa, drammatica, viscerale, emotivamente devastante. Nella prima parte del film la sceneggiatura procede magnificamente scandita,
le metafore sono precise e non invadenti, i personaggi sono settati con
cura. La volontÀ specifica del cineasta di costruire un'architettura
narrativa ed estetica che sia continuamente un rimando ad determinati
aspetti della psicologia ferita della giovane protagonista, tra l'altro
messi in scena attraverso continui simbolismi, appesantisce il
lungometraggio in maniera evidente.



La storia, volutamente costruita per essere un processo di illuminazione interiore a tappe, diventa farraginosa e ripetitiva quando si dedica piÙ a questo intento che a un'efficace fluiditÀ
narrativa. Allo stesso modo l'idea di messa in scena di Snyder lavora su
delle variazioni visive e cromatiche talmente impercettibili da
risultare nella seconda parte abbastanza “piatta”, pur proponendo
situazioni e contesti in teoria differenti tra loro.

Anche il meticoloso, ammirevole lavoro su scenografie e costumi È
totalmente orientato a svelare la progressione/regressione psicologica
ed emotiva dei personaggi, sorvolando ad esempio e in maniera abbastanza
sorprendente sulla carica erotica degli stessi, fattore che se
adoperato con luciditÀ li avrebbe resi molto piÙ sfaccettati. Alla fine
Babydoll e le sue compagne di avventura vengono percepite piÙ come
figure/funzione che come eroine dotate di un loro spessore drammatico.
Anche il nichilismo che È alla base di questa storia era molto piÙ
potente e diretto in “Watchmen”, che rimane senza dubbio l'opera migliore di Snyder, un film bellissimo e sottovalutato.



"Sucker Punch
È un oggetto misterioso, indubbiamente affascinante, ma forse troppo
radicale nelle idee che contiene per essere insieme sia spettacolo che
riflessione. Snyder, per quanto possa essere appoggiato per il suo
coraggio, non È comunque riuscito a centrare un bersaglio forse ancora
troppo difficile da cogliere.




di Adriano Ercolani