

L'Alba del Pianeta delle Scimmie

Alla ricerca di una cura per l'Alzheimer, lo scienziato Will sviluppa un virus benigno che si diffonde nel tessuto cerebrale e lo cura. Dopo averlo testato su alcuni scimpanzé scoprirà insospettabili effetti collaterali: il figlio della sua cavia più promettente, battezzato Caesar, inizia ad evolversi e prende presto coscienza di sé. Per salvarlo dalla curiosità dei colleghi, Will lo nasconde e lo alleva a casa propria. Ma presto, Caesar fa onore al suo nome e decide di guidare la ribellione dei primati.

L'ingegnere genetico Will Rodman (James Franco)
lavora ininterrottamente a un farmaco rivoluzionario in grado di curare
il morbo di Alzheimer. I testi vengono effettuati sulle scimmie, e dopo
un incidente pericoloso l'uomo si ritrova a dover accudire Caesar,
un cucciolo a cui è stata uccisa la madre in laboratorio. Rodman lo
accudisce per anni, sviluppandone al massimo le capacità di
apprendimento. Caesar diventa così una scimmia superiore alle altre,
dotata di un'intelligenza molto vicina a quella degli umani. Quando
l'animale viene allontanato dal suo amico, la sua fiducia negli umani
decade totalmente. A questo punto non resta che la ribellione: il
primate si mette così a capo di un esercito potente e deciso ad ottenere
la libertà, anche a costo di passare sopra l'essere umano.
Come già successo con “X-Men: L'inizio”, anche un altro celeberrimo e redditizio franchise della 20th Century Fox vede con questo film un nuovo tentativo di reboot. Diretto dall'inglese Rupert Wyatt, “L'alba del pianeta delle scimmie” è un film interessante sotto molti punti di vista, seppur incompiuto sotto altri.
Già l'idea di una produzione dal budget decisamente contenuto –
“soltanto” 93 milioni di dollari invece che i numeri a tre cifre soliti
per questo tipo di blockbuster – è un qualcosa di interessante: gli
effetti speciali della Weta riescono nell'impresa di rendere verosimili
le ricostruzioni al computer delle scimmie protagoniste. In particolar modo a colpire è Caesar, il primate che è al centro della storia e a cui sono stati regalati i movimenti da AndySerkis/Gollum.
E' senza dubbio lui la cosa più riuscita del film, il personaggio
dall'arco narrativo meglio sviluppato e con cui il pubblico empatizza
più facilmente. Purtroppo lo stesso non si può dire degli esseri umani, delineati in maniera abbastanza stereotipata. Anche
la scelta del cast non è apparsa tutto sommato troppo felice: James
Franco dimostra che il suo timbro di recitazione sommesso e stilizzato
mal si accorda a un personaggio che dovrebbe essere carismatico. Freida Pinto è adoperata come semplice bellezza di contorno, e appare poi davvero uno spreco ingaggiare un grande attore come John Lithgow per poi fargli recitare tre scene in cui praticamente non deve fare nulla o quasi.
Sotto il punto di vista della messa in scena invece “L'alba del pianeta delle scimmie”
regala al pubblico alcune soluzioni visive abbastanza affascinanti. Pur
non riuscendo a tappare molte ingenuità della sceneggiatura,
Wyatt dimostra di avere un buon occhio nel sapere sfruttare le location
che offre la città di San Francisco, e costruisce almeno un paio di
scene di notevole impatto visivo. Alla fine il film si lascia guardare,
in alcuni momenti è addirittura elegante nella confezione – merito anche
della fotografia di Andrew Lesnie – e come primo capitolo di un possibile nuovo ciclo pur con tutti i suoi difetti garantisce uno spettacolo accettabile.