
Stereotipi a Hollywood: dieci ruoli che hanno combattuto i cliché

I ruoli che hanno combattuto gli stereotipi hollywoodiani
Sorride spesso il Nick Fury di Sam Jackson. E' sicuro di sé e del suo potere, nonché della sua forza quando messo in campo. E' un ruolo da leader quello interpretato dall'attore nei film Marvel, un ruolo che, se si fosse scelto di seguire il canone dei vecchi fumetti, sarebbe stato riservato a un bianco. Ma per fortuna i Marvel Studios scelsero, saggiamente, di adattare il Nick Fury della saga Ultimates (una specie di versione alternativa dei classici Avengers), modellato, appunto, su Samuel L. Jackson dagli autori Mark Millar e Brian Hitch.
Questo è solo uno dei tanti ruoli che, negli ultimi anni, hanno sfidato le convenzioni di Hollywood e aperto la strada a una maggiore diversità, razziale, di gender e non solo, nelle produzioni cinematografiche e televisive americane. Diamo uno sguardo ai più importanti.
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Lucy Liu - Elementary
Quando fu rivelato che Lucy Liu avrebbe interpretato il dottor Watson in Elementary, versione modernizzata e americanizzata di Sherlock Holmes, molti fan della saga letteraria di Arthur Conan Doyle si scandalizzarono. Soprattutto perché temevano una love story tra i due storici partner investigativi. Invece gli autori si sono saggiamente astenuti da questo sviluppo e, di conseguenza, la Watson di Lucy Liu ne è uscita come una figura ancora più forte, complessa e indipendente. Una donna asiatica nel ruolo di un maschio bianco è già una bella conquista, ma in più l'attrice è riuscita anche a conquistare gli scettici.

Morgan Freeman - Le ali della libertà
Nel racconto originale di Stephen King da cui Le ali della libertà è tratto, "Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank" (dalla raccolta "Stagioni diverse"), il personaggio di Red è soprannominato così perché è un irlandese fulvo. Tanto di cappello a Frank Darabont per aver scelto Morgan Freeman nel ruolo, un'idea di casting davvero perfetta e una grandissima voce per fare da narratore della storia. L'origine del nome "Red" viene anche presa in giro in una scena, dove il personaggio sostiene di essere irlandese.

Sigourney Weaver - Alien
Molto più che una scream queen o una final girl, la Ripley di Sigourney Weaver è una forza della natura, determinata a eliminare il mostruoso Xenomorfo che minaccia la Nostromo in Alien di Ridley Scott. Il personaggio è ancora adesso un termine di paragone per ogni singolo ruolo femminile forte visto in seguito. Ripley è un'eroina perfetta, forte e coraggiosa, ma senza rinunciare a un filo di femminilità. Contraltare perfetto alla metafora fallica semovente dello Xenomorfo.

Jamie Clayton - Sense8
La serie creata dalle Wachowski e disgraziatamente chiusa da Netflix dopo sole due stagioni è stata di un'importanza fondamentale nella ridefinizione del panorama gender odierno. In particolare, ci soffermiamo qui sulla Nomi Marks di Jamie Clayton, una donna bella, forte, sensuale... e transgender. Esattamente come nella realtà, perché l'attrice è transgender per davvero. E ha interpretato il ruolo oltre ogni preconcetto, anche grazie a una scrittura che ne ha sempre messo in evidenza la felicità e la sicurezza di sé.

Idris Elba - La Torre Nera
Nei romanzi originali di Stephen King, Roland Deschain è immaginato come una copia di Clint Eastwood nei film di Sergio Leone. Nel film La Torre Nera sarà invece interpretato da Idris Elba, attore che ha ottenuto la parte dopo un lungo processo di casting, nel quale è stato anche coinvolto Javier Bardem. Una grande scelta, che si discosta certamente dai romanzi (anche se King non è mai tanto preciso nella descrizione fisica dei personaggi) ma che farà la fortuna del film, perché Elba è un attore di raro carisma e presenza scenica.

Michael B. Jordan - Fantastic 4
I fan dei fumetti Marvel si sono infuriati quando Michael B. Jordan è stato scelto per interpretare Johnny Storm, alias la Torcia Umana, nel film Fantastic 4 - I Fantastici Quattro. Tradizionalmente, Johnny è bianco e biondissimo (e infatti lo aveva interpretato Chris Evans nei film precedenti). Alla fine, però, Jordan fu una delle poche cose buone in un film davvero tremendo sotto ogni altro aspetto.

Peter Dinklage - X-Men: Giorni di un futuro passato
Non c'è dubbio che Peter Dinklage sia stato scelto per il ruolo di Bolivar Trask in X-Men: Giorni di un futuro passato grazie al ruolo di Tyrion in Game of Thrones. Ma la sostanza non cambia: Bryan Singer - uno che con i cliché non va mai troppo d'accordo, essendo uno dei pochi gay dichiarati a lavorare ai più alti livelli di Hollywood - lo scelse contro ogni stereotipo sui nani. Al punto da non fare nemmeno riscrivere il ruolo per includere riferimenti al nanismo. Trask è Trask e basta, un magnate dell'industria spinto da motivazioni che hanno poco o nulla a che fare con la sua condizione. E l'importanza di Dinklage nel ridefinire il ruolo dei nani nell'industria dello spettacolo non è mai stato così palese come in questo caso.

Carrie Fisher - La saga di Star Wars
Damigella in pericolo a chi? Tra i colpi di genio di George Lucas nel Guerre stellari originale ci fu anche quello di ribaltare completamente lo stereotipo sulla classica principessa da salvare, trasformando Leia Organa in una donna d'azione che, infine, è costretta a salvare i suoi salvatori un po' inetti. Carrie Fisher la interpreta con un'ironia irresistibile, e per questo la sua prematura scomparsa ha sconvolto così tanto non solo gli appassionati della saga. Era davvero una donna unica e ha avuto una parte importantissima nella ridefinizione dei ruoli femminili al cinema.

Rosalind Russell - La signora del venerdì
Howard Hawks scelse quasi per caso di cambiare il sesso di uno dei due protagonisti di “Prima Pagina”, la pièce di Ben Hecht e Charles MacArthur su cui La signora del venerdì è basato. Successe perché, non avendo nessuno a disposizione con cui rileggere l'opera per decidere se adattarla, fece leggere una delle due parti alla sua segretaria. Il fulmine dell'ispirazione lo colpì e, accanto a Cary Grant, scritturò Rosalind Russell. In un ruolo che nessuna attrice voleva (Katharine Hepburn, Claudette Colbert e Ginger Rogers furono tra quelle che dissero no) e che invece è passato alla storia dell'emancipazione femminile.