
Dieci sequel che nessuno voleva, ma che non sono per niente male

Soldado (2018)

Il braccio violento della legge N°2 (1975)
Considerando che Il braccio violento della legge di William Friedkin era un procedural durissimo tratto, per altro, da una storia vera, un sequel non pareva un'opzione. Il fatto che questo sequel esista e che dietro la macchina da presa non ci sia Friedkin fa pensare al peggio. E invece Il braccio violento della legge N°2, per quanto non epocale come il primo, un gran bel film d'azione. Lo dobbiamo alla regia di John Frankenheimer e alla sottotrama dedicata alla tossicodipendenza forzata di Popeye Doyle (Gene Hackman), testamento di un cinema molto più audace e scorretto di oggi.
2010 - L'anno del contatto (1984)
Dare un sequel al più grande film di fantascienza di tutti i tempi pareva una missione disperata. Invece, grazie all'esperienza di un regista solido come Peter Hyams, e a un cast che include Roy Scheider, Helen Mirren, John Lithgow e Bob Balaban, 2010 - L'anno del contatto riesce a essere un film di fantascienza ambizioso e ben fatto, per quanto neanche lontanamente paragonabile al titano Kubrick.
Speriamo succeda lo stesso con Doctor Sleep, annunciato sequel di Shining...

I Fantastici 4 e Silver Surfer (2007)
Definirlo un "bel" film sarebbe un po' troppo, ma è innegabile che I Fantastici 4 e Silver Surfer, sequel del mediocre I Fantastici 4, sia decisamente più azzeccato dell'originale. Lo dobbiamo soprattutto alla "fantastica" presenza di Silver Surfer, l'araldo del male che diventa buono e che è interpretato in motion capture dal grande Doug Jones (con la voce di Laurence Fishburne).

28 settimane dopo (2007)
Se 28 giorni dopo di Danny Boyle fu un'ottima reinvenzione della mitologia zombie, 28 settimane dopo è un sequel che non reinventa nulla. E sa che non può farlo. Perciò punta tutto sull'azione a rotta di collo sin dai primissimi, concitati minuti. Robert Carlyle, nei panni di un papà zombizzato che perseguita la famiglia, è una garanzia. Ma il film è anche una fucina di talenti: nel cast troviamo un non ancora famoso Jeremy Renner, Rose Byrne, Idris Elba e Imogen Poots.

John Rambo (2008)
Dopo aver rivitalizzato la saga di Rocky, Sylvester Stallone si buttò a pesce su Rambo. E molti pensarono che sarebbe stato impossibile bissare, e che la saga dell'eroe veterano avrebbe fatto meglio a rimanere conclusa. E invece John Rambo è un action movie violentissimo e divertentissimo, a conferma del periodo d'oro vissuto da Sly al termine dello scorso decennio.

Universal Soldier: Regeneration (2009)
Pochi avrebbero scommesso che un sequel direct to video de I nuovi eroi avrebbe rivitalizzato la saga. E invece è esattamente quello che è successo con Universal Soldier: Regeneration, che in più ci mostra Jean-Claude Van Damme e Dolph Lundgren in gran forma, pur se invecchiati. Il regista John Hyams è figlio del Peter Hyams di 2010: evidentemente, il talento di salvare i progetti più improbabili scorre in famiglia.

Riddick (2013)
Nonostante il non proprio travolgente successo di pubblico, la saga di Pitch Black è arrivata a un terzo capitolo, Riddick, che torna sui territori del primo (ignorando la grandeur mal riposta di The Chronicles of Riddick) e, pur non essendo altrettanto memorabile, si regge bene sulle larghe spalle di un Vin Diesel che appare decisamente più nel suo ambiente.

Zoolander 2 (2016)
L'originale Zoolander fu un flop al botteghino, ma diventò un successo di cassetta. Zoolander 2 pareva, sulla carta, una buona idea, ma per Ben Stiller sarebbe stato davvero difficile replicare. Il sequel, in realtà, non è per niente male e sa far ridere, anche se ovviamente conferma che l'impalpabile mix dell'originale è inarrivabile.

Alla ricerca di Dory (2016)
Di sequel Pixar ne esistono diversi, ma nessuno pensava che realizzarne uno di Alla ricerca di Nemo, uno dei capolavori indiscussi dello Studio, fosse una buona idea. Alla ricerca di Dory, contro ogni previsione, trova una ragione di esistere, una sua voce e un cuore pulsante di sentimento.

Blade Runner 2049 (2017)
Sulla carta la peggiore idea di sempre. Ma poi è arrivato Denis Villeneuve che, con la sua integrità artistica e la sua visione non comune, ha plasmato Blade Runner 2049, allontanandolo anche nel look dal primo e creando un seguito non esente da difetti (è troppo lungo...), ma di grande valore e attualità.