Serie TV, ecco quelle che abbiamo abbandonato nel 2019 e perché
Hannah (Stagione 1)
Il nome della rosa
Sulla carta, riadattare il best-seller di Umberto Eco in una miniserie TV di alto profilo pareva una buona idea. Il cast notevole (John Turturro, Rupert Everett, Fabrizio Bentivoglio, Greta Scarano, Michael Emerson) faceva ben sperare. E invece Il nome della rosa ha tutti i difetti delle fiction nostrane e nessun pregio della TV internazionale a cui ambiva. Un vero peccato.
The Punisher (Stagione 2)
La prima stagione di The Punisher si prendeva diverse libertà rispetto al personaggio Marvel, ma funzionava soprattutto grazie all'azzeccato casting di Jon Bernthal. La seconda è stata girata con in testa l'idea che sarebbe stata l'ultima, e che non ci sarebbe stato spazio per dare a Frank Castle una degna conclusione. Anziché andare all in e regalare finalmente un'intera stagione di un Castle teschiovestito allo sbaraglio per le strade di New York, si è scelto di spostare l'azione fuori dalla Grande Mela, in un territorio neutrale in cui Frank è solo l'ennesimo psicopatico vendicativo. Una stagione noiosissima: è dura arrivare oltre la metà.
Suburra - La serie (Stagione 2)
Dopo una prima stagione dalla partenza zoppicante ma capace di riprendersi e costruirsi una credibilità grazie all'ottimo trio di protagonisti, Suburra - La serie fallisce nel destare interesse nella stagione 2. Un po' tutto è già visto, gli intrighi sono sempre gli stessi e, spiace dirlo, questo modo di rappresentare la criminalità italiana è diventato già maniera. Peccato perché Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara sono sempre bravi, anche se recitano col pilota automatico. E questa cosa di non nominare mai i partiti, ma chiamarli "la destra" e "la sinistra" sfocia nell'auto-parodia da set di Boris.
Too Old To Die Young (Stagione 1)
Uno degli eventi televisivi dell'anno è anche un prodotto che mette seriamente in discussione la pazienza dello spettatore. Anzi, dopo aver chiesto il massimo della vostra pazienza (e averlo ottenuto), Nicolas Winding Refn ve ne chiederà ancora di più. Completare ogni episodio di Too Old To Die Young è uno sforzo per chi sta a guardare: sia per chi ama Refn incondizionatamente sia per i profani che si avvicinano per la prima volta al lavoro del regista danese. Chi cerca intrighi da thriller stia alla larga: questo è lo studio dei lati nascosti dell'anima del protagonista (un Miles Teller inespressivo come mai prima) inghiottito da una Los Angeles ipnotica e iper-violenta. E nonostante le premesse, Too Old To Die Young può anche essere una serie terribilmente noiosa. Insopportabile a tratti.
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True Detective (Stagione 3)
Diciamo la verità, True Detective 2 non era poi così male. Aveva quattro protagonisti interessanti (e attori altrettanto bravi) e di tanto in tanto ci colpiva con sequenze e dialoghi memorabili. Di certo non era compatta, tesa e ipnotica come la prima stagione con Matthew McConaughey e Woody Harrelson. Ecco dunque che Nick Pizzolatto & Co. provano a frullare quella stessa prima stagione e regalarci un terzo capitolo ambientato in tre epoche diverse. Siamo davanti a una storia mystery che brucia fin troppo a fuoco lento e che spara a salve in quanto a tensione. Un mistero che rischia di diventare una caricatura del True Detective originale. Più di quanto lo fosse la seconda.
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The Twilight Zone (Stagione 1)
Era lecito aspettarsi molto di più dal reboot di Ai confini della realtà ideato da Jordan Peele, ma il nuovo "maestro dell'horror contemporaneo made in Hollywood" (premio Oscar per la miglior sceneggiatura con Scappa - Get Out) è più una specie di nuovo J.J. Abrams. Ottimo nel selezionare show da resuscitare e venderli facendo venire l'acquolina in bocca agli spettatori. Ma i primi episodi di questo revival fanno venire nostalgia per lo show classico. E presentano personaggi tutt'altro che memorabili alle prese con problematiche standard e un'esecuzione narrativa che non evita la noia.
The Walking Dead (Stagione 9)
Per settimane AMC negli USA e FOX in Italia hanno parlato dell'uscita di scena di Rick Grimes, annunciando l'ultimo episodio del protagonista di The Walking Dead interpretato da Andrew Lincoln. Sarebbe stato quello il gran colpo di scena della stagione 9. Ma anche questa volta "il colpo di scena dell'anno è rimandato al prossimo anno". L'uscita di Grimes è l'ennesimo gioco di prestigio ricco di inganni promozionali dei realizzatori. Totalmente mancante - come il più delle volte è accaduto nella serie - di coraggio. La finta morte di Grimes è stato il cliffhanger più intollerabile. Quello di una serie che non sa osare e che si preoccupa solo di portare chi la guarda al prossimo episodio. Poco importano contenuti e profondità. E' stata l'ultima goccia.