Unbroken
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Unbroken: un'ossessione durata sedici anni

Il produttore di "Unbroken" ci racconta perché il progetto del film è durato tanto

Unbroken

23.01.2015 - Autore: Pierpaolo Festa
Sedici anni, tanto è durata la gestazione di Unbroken, quello che è stato una vera ossessione per il produttore Matt Baer già da prima che l'omonimo romanzo scritto da Laura Hillenbrand vedesse la luce. “Quando il mio nome veniva pronunciato in un qualsiasi evento a Hollywood c'era sempre un argomento che saltava fuori – racconta il produttore – Tutti sapevano qual era il mio obiettivo. Tutti chiedevano: “Sta ancora provando a realizzare il progetto su Louis Zamperini?”.

Come mai dunque ci avete messo così tanto tempo?
Era il 1998 e sin dal primo giorno passato su questo progetto, la questione è sempre stata una: quanto della storia di Louis avremmo raccontato sul grande schermo? Nel corso degli anni abbiamo incontrato alcuni registi pieni di talento, ma nessuno ha mai accettato questo impegno. Ecco perché il progetto è rimasto nel limbo. Dopo quattro anni di lavoro, la scrittrice Laura Hillenbrand ha scritto una lettera a Zamperini rivelandogli quanto la sua storia la avesse colpita e chiedendogli il permesso di scrivere il libro da cui poi è stato tratto il film. A quel punto Louis le ha risposto: “Guarda, io ho già scritto un libro sulla mia vita, tu però vai avanti”. Era il 2002 e ci sono voluti altri otto anni prima che Laura ultimasse il lavoro sul libro.



Quindi forse la domanda è un'altra: come mai questo progetto è diventato un'ossessione?
La verità è che qualsiasi produttore ha un progetto di passione, quello per cui è pronto a fare di tutto per portarlo alla luce. Unbroken è stata una scommessa rischiosissima, ma l'aver studiato a fondo la vita di Louis e della sua famiglia mi ha spinto a vederla tradotta in un film. Nel 2010, a pochi mesi dall'uscita del romanzo della Hillenbrand (edito in Italia da Mondadori, n.d.r.), sono tornato alla Universal e li ho pregati di farmi fare il film. Hanno detto di sì e hanno subito comprato i diritti del romanzo.

Come siete arrivati ad Angelina per affidarle la regia?
Inizialmente abbiamo lavorato con Francis Lawrence, già regista di Io sono leggenda. Lui era alla ricerca di storie sulla Seconda Guerra Mondiale: penso che avesse intenzione di girare un film fantascientifico ambientato in quell'epoca. Poi però è venuto a conoscenza della storia di Zamperini. In quel momento siamo partiti al lavoro con Francis e Richard LaGravenese sulla prima stesura della sceneggiatura. A un certo punto però a Francis è stata offerta la possibilità di dirigere il secondo capitolo di Hunger Games: è stato lì che tutto stava per crollare. Non avevo intenzione di ricominciare da zero, dunque ho ingaggiato Bill Nicholson per scrivere un'altra stesura del copione. Lui si è concentrato sul ritorno di Lou Zamperini a casa dopo gli anni di prigionia. Quel copione è stato letto da Angelina. E' cominciata così.



Immagino che una delle sfide principali sia stata convincere il pubblico che la storia che gli viene presentata è a tutti gli effetti vera...
Proprio così, succede già con il libro: lo si legge e la prima cosa che uno ha in mente è: “Non può essere! Questa è una storia di finzione”. E' successo perfino con i registi con cui ho lavorato all'inizio: loro sapevano che era una storia vera, ma continuavano a non crederci. Il successo del libro di Laura ha rappresentato un sollievo per lo stesso Louis: in quel momento era certo che le persone avrebbero finalmente creduto alla sua storia.

In uscita il 29 gennaio, Unbroken è distribuito in Italia da Universal Pictures. Qui il nostro speciale sul film.
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