"Da ragazzo il mio sogno era quello di guidare un carro armato. Ero uno studente molto confuso, ma avevo quel sogno". Fortunati noi che quel sogno si è realizzato solo in parte e che già dai primi anni di liceo Timothy Spall abbia cambiato idea sul suo futuro, rinunciando a strumenti di guerra e cingolati e piuttosto iniziando a calcare le scene, prima sul palcoscenico, poi in TV fino ad arrivare al grande schermo. Uno dei più grandi attori britannici viventi, Spall ha sempre attratto un pubblico di tutte le età: i più adulti lo hanno amato dal giorno in cui è diventato l'attore-feticcio di Mike Leigh, i più giovani lo hanno fatto entrare nel loro cuore grazie al ruolo del viscido Codaliscia nella serie Harry Potter.
Film.it lo incontra a Cannes dove stringe al suo enorme petto il premio vinto per la migliore interpretazione maschile in Mr. Turner, il nuovo grande film di Mike Leigh (qui la recensione) che esplora gli ultimi anni della vita dell'artista affascinato da paesaggi in tempesta e precursore dell'impressionismo: "Turner era un pistolero dell'arte. è così che lo ho immaginato: come 'Il grinta', armato di pennello - afferma Spall facendosi una gran risata per nascondere la sua timidezza - Non riesco mai ad essere obiettivo con i miei personaggi. Di solito ci vogliono cinque anni prima di riuscire ad accettare il mio lavoro, con Turner è diverso: ce ne vorranno almeno dieci".
Come mai il doppio del tempo? Quanto questo ruolo è stato il più difficile della sua carriera?
Parecchio difficile. Sicuramente è frutto di un lavoro enorme durato tanti anni. Turner mi è rimasto dentro: cercherò di espellerlo dal mio sistema prima o poi. Però provo tanto orgoglio davanti ai tanti riscontri positivi che il film ha avuto.
Leigh racconta Turner come un personaggio fortemente contraddittorio: asociale ma anche passionale, pessimo padre ma marito devoto. Un artista ossessivo nel suo lavoro. Come lo definirebbe Timothy Spall: qual è la sua diagnosi?
Era un uomo depresso, ma attenzione non era un maniaco-depressivo. Turner non era bipolare, piuttosto teneva tutto dentro. Era un tipo enigmatico, introverso e represso. Credo fosse danneggiato dalla sua giovinezza. Uno dei protagonisti del film è il personaggio che non vedete mai in scena: sua madre che era stata diagnosticata come violenta schizofrenica. Lei gli rese la vita terribile. Ho utilizzato proprio il rapporto con la madre come uno strumento per esprimere il suo essere compulsivo. Turner trasformava quel sentimento nel vero motore della sua vita: è proprio quello la chiave della sua complessità nei rapporti umani.
Spall, migliore attore a Cannes 67
Quindi un uomo che si confrontava costantemente con profondi traumi, e allo stesso tempo uno alla "Il grinta"...
Be' sì, nella sua arena era felice. Anche perché era perfettamente consapevole di essere rispettato dai suoi colleghi. Sapeva che alcuni di loro lo temevano. Era veramente un fuoriclasse al quadrato. Ma non è solo Il grinta, allo stesso tempo ho pensato anche a Quasimodo de Il gobbo di Notre Dame: uno che non vuole farsi vedere. Un uomo che pensa di essere brutto come un gargoyle. Ogni sua emozione, positiva o negativa, Turner la faceva implodere dentro.
Parliamo un momento del processo creativo: quanto è necessario tornare sui libri quando ci si confronta con un ruolo così?
In pratica ho dovuto lottare contro la mia pigrizia, e cancellarla dalla faccia della Terra. Ho letto svariate biografie e libri su quel periodo. Li ho letti tutti: perfino testi sulla disciplina dell'architettura all'epoca. Quando lavori con Mr. Leigh devi assimilare tutto e simpatizzare con tutto. Ovviamente non sono in grado di dipingere come Turner, ciononostante mi è stato chiesto da Mike di iniziare a dipingere per prepararmi al ruolo. Me lo ha chiesto due anni prima di girare.
Torniamo indietro un momento: ha appena detto due anni, eppure credo che questo film sia stato pianificato da Mike Leigh già dieci anni fa, è così?
Si, ci ha lavorato per una decade. Mi ha chiesto di interpretare il ruolo sette anni fa: "Non dirlo a nessuno però" - mi diceva. Quattro anni dopo stavo passeggiando per Covent Garden, sembravo un attore depresso ed enigmatico, sorseggiavo la mia birra e guardando in alto ho letto una targa che diceva: "in questa casa nel 1775 è nato JMW Turner". Ho sentito una certa predestinazione quella volta. Nel 2010 Mike è tornato da me e mi ha confermato il ruolo, avvertendomi: "Non cominceremo prima del 2013, quindi non ti emozionare troppo. Però vorrei che iniziassi a dipingere". L'ho fatto per due anni e sono stato seguito da un professionista: un professore e allo stesso tempo un artista. Ho cominciato da zero.
Spall e Daniel Radcliffe nella serie Harry Potter
Abbiamo cominciato l'intervista con il ricordo di Timothy Spall ragazzino che sognava di guidare un carro armato. Quando è cambiato tutto? Quando ha deciso che avrebbe intrapreso questa carriera?
Ho avuto quello che gli inglesi chiamano "epiphany" (lett: una rivelazione). Ero ancora uno studente molto confuso: frequentavo una scuola per la working class, ero bravo in arte e letteratura, ma facevo schifo nel resto delle materie. Un giorno ho interpretato il leone in un allestimento de "Il mago di Oz". è andata benissimo. Dopo lo spettacolo la mia insegnante di recitazione venne da me e, mentre mi toglieva il naso finto dalla faccia, mi disse: "Non lo ho mai detto a nessun altro, perché questo business è un veramente crudele, però credo che tu debba diventare un attore". In quel momento ho visto immediatamente il mio futuro. Tutto mi era più chiaro. A diciannove anni sono entrato alla Royal Academy of Dramatic Arts dopo aver passato tre anni a provare questa carriera, cercando di tenermi addosso le mie mutande da attore squattrinato. Alla RADA il mio cervello ha funzionato come un computer. Assimilavo tutto: Shakespeare, ?echov, Beaumarchais, Fletcher. Tutti quanti. è stata un'istruzione incredibile. Ero un uomo felice.
Un uomo che aveva abbandonato il suo sogno di guidare un carro armato...
In realtà il mio primo ruolo interpretato in un film risale a quando avevo ventuno anni. Richard Loncraine mi aveva preso per un film TV sulla BBC, affidandomi il personaggio di un caporale che sparava a un membro dell'I.R.A. Nessun carro armato ma ho indossato la divisa almeno quella volta.
In questi giorni a Roma, e fino al 20 luglio, è possibile visitare una mostra dedicata a Hogart, Reynolds e Turner, intitolata "Pittura inglese verso la modernità". Cliccate qui per saperne di più.
Per saperne di più
Mr. Turner - La recensione da Cannes
Intervista esclusiva a Mike Leigh: "Io contro il dinosauro chiamato Hollywood"
Film.it è stato in prima linea sulla Croisette per raccontarvi le emozioni e il grande cinema visto a Cannes: vi invitiamo al nostro speciale sul Festival.
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