
Era stato presentato come 'film scandalo' dell'edizione e portato al centro dell'attenzione, di certo transalpina, anche per la presenza di Gaspard Ulliel nel ruolo di Yves Saint Laurent e Lea Seydoux in quello di Loulou de la Falaise (ma c'e' anche la nostra Jasmine Trinca). Ma dopo la visione restano i soliti dubbi, che tanto clamore segua direttrici che artistiche non sono.
Comprensibile forse, visto che il racconto di un artista capace di rivoluzionare l'alta moda comportava sicuramente qualche rischio. In primis quelli assunti dal regista nello scegliere di focalizzare l'attenzione sulla parte piu' dolorosa e tormentata della vita di Saint Laurent - principalmente il decennio dal 1965 al 1976 - quella degli eccessi e dell'edonismo, quella "piu' interessante sotto il profilo umano e artistico", come chiarisce Bonello.
"Sono orgoglioso di questo film e della liberta' avuta nel fare il film che volevo realizzare" ha dichiarato alla stampa il regista di Le pornographe e L'Apollonide scendendo nel dettaglio di una storia ricca di riferimenti alle passioni dello stilista, Maria Callas su tutte. Un film "tra l'Opera Lirica e il documentario", come l'ha descritto uno dei produttori; un film che molti han definito "decadente", anche stilisticamente, molto diverso dall'altro film dedicato allo stesso personaggio - YSL di Jalil Lespert - presentato al festival di Berlino, maggiormente apprezzato dall'amico, compagno e agente Pierre Bergé, decisamente meno presente nel film di Bonello.
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