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Twin Peaks: il gran finale è un bellissimo incubo  [Recensione]

Allacciate le cinture, perché David Lynch vi farà schiantare contro una montagna di angoscia

05.09.2017 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
ATTENZIONE: SEGUONO SPOILER SUGLI EPISODI DELLA NUOVA STAGIONE DI TWIN PEAKS E SUL GRAN FINALE DELLO SHOW. SIETE AVVERTITI!

"Adesso siamo veramente fregati". Questo è il primo pensiero che arriva nella nostra mente più o meno trenta secondi dopo aver realizzato che quella dissolvenza sotto l'ennesimo urlo di Laura Palmer sarà l'ultima cosa che vedremo di Twin Peaks: The Return. "Fregati" perchè negli ultimi tre mesi David Lynch ha attivato parti dormienti del nostro cervello di spettatori e adesso chissà chi riuscirà a fare come lui. "Fregati" perché chi si è innamorato subito della nuova serie, al punto da apprezzarla più dell'originale, improvvisamente è orfano. E "fregati" perché quell'ultima inquadratura con casa Palmer che va in blackout è altrettanto terrificante come la ormai celebre testata di Cooper allo specchio del 1991. 
 

Torniamo indietro di una ventina di minuti: Peaks - Parte 18 sta per volgere al termine e ancora non abbiamo capito dove Lynch ci sta conducendo. La domanda successiva è: "ci importa davvero?".  No. Tutto quello che vogliamo è rimanere con questi personaggi. Anche attraverso le tenebre e oltre l'inferno. Ed è esattamente il percorso in cui il regista ci conduce. Pensiamo all'orologio però, dato che il tempo scandito in questi due capitoli è importante quanto la percezione del tempo che abbiamo mentre li guardiamo: due ore dopo aver iniziato la maratona con gli episodi 17 e 18, la sensazione è quella di aver avuto qualche contentino nostalgico dedicato anche a chi vuole assolutamente un happy end. E successivamente ci siamo ritrovati vittime di una scarica di pugni. D'un tratto è come guardare un nuovo Fuoco cammina con me, dove seppure all'interno di sogni e incubi non c'è spazio per il folle romanticismo lynchano: problemi e orrori sono così veri che li sentiamo sulla nostra pelle.  

Partiamo dai contentini: finalmente i  personaggi si ritrovano a Twin Peaks, con il Cooper buono che riscopre i luoghi del passato. Ma il momento che tutti attendevamo non dura più di cinque minuti. Più interessante scoprire che BOB è solo un piccolo tassello tra le tante entità negative, anzi il demone di Frank Silva è proprio un bulletto aggressivo in grado di essere picchiato e fermato. La fine di BOB nell'episodio 17 è un grande momento di rivalsa per chi - come chi scrive - lo ha temuto per decenni. E' una scena potente e ovviamente non è l'unica. Poco dopo assisteremo a un bacio appassionato tra Cooper e Diane (Laura Dern la vera icona istantanea di questo revival) e al ritorno di Dougie Jones tra le braccia di moglie e figlio, una scena che avevamo predetto e che arriva al quinto minuto dell'ultimo capitolo.

In quel momento abbiamo la certezza che nei successivi cinquanta minuti finiremo inghiottiti da ogni genere di forza. Come se d'un tratto sapessimo che Lynch abbandonerà il lieto fine. Ed è più doloroso di come ve lo descriviamo, perché il regista si allontana totalmente dal piano narrativo che ci ha fatto seguire negli ultimi tre mesi. Lascia infiniti siparietti irrisolti (il più grande è quello di Audrey, che non viene nemmeno menzionata dopo la grande rivelazione del capitolo 16). Ritornano invece le Strade perdute, e con loro anche gli scambi di identità e l'alternarsi di dimensioni parallele. 
 
La forza dei due capitoli finali raggiunge l'apice quando Lynch introduce paradossi temporali, andando perfino a modificare immagini del primo Twin Peaks. E' potentissimo. Per qualche minuto Laura Palmer è salva. Non è mai morta. Non c'è nessun cadavere avvolto nella plastica, solo una ragazza salvata dal buon Cooper e portata fuori dal bosco. Non siamo di certo in un film di J.J. Abrams... no, a Lynch non interessa il plot, lui cerca la poesia in quella forza visiva. E la trova. Rimaniamo paralizzati dall'emozione davanti al "vecchio" Cooper che tiene la mano alla giovane Laura, un'immagine che si ripete più volte nel corso di questo finale di stagione.



Il regista ci ricorda però che nel corso di diciassette episodi avevamo dimenticato una lezione fondamentale: Cooper non è di certo un supereroe. Nè tantomeno è invincibile. Anzi forse non è affatto l'eroe designato per cambiare le sorti del destino e sconfiggere il male supremo. Avremmo dovuto ricordare il finale davanti allo specchio di ventisei anni fa. Coop aveva già perso in quel momento, spaesato davanti le creature della loggia. Adesso Twin Peaks si congeda ancora una volta davanti a un protagonista spaesato. Intrappolato in un'altra dimensione in cui la cittadina che amiamo e che ci terrorizza è abitata da perfetti sconosciuti. Un quadro d'angoscia incasellato perfettamente dall'urlo di Laura Palmer. In quegli ultimi secondi Sheryl Lee è straordinaria: la vediamo prendere coscienza del suo status di vittima. Succede tutto in un momento e improvvisamente il risveglio dall'incubo ha una destinazione finale: anche noi con Laura ci risvegliamo dentro un lago di dolore. Ci vorrà tempo per metabolizzarlo. 
 
"Questo è un evento da raccontare ai nostri nipotini" - afferma il gangster Rodney Mitchum in una scena del capitolo 17. E' proprio così: si parlerà a lungo del finale di Twin Peaks, entrato per direttissima nei libri di storia della TV del nuovo millennio. Dovrebbe perfino finire sulle copertine di quei libri. 

Twin Peaks è attualmente in onda su Sky Atlantic HD. I nuovi episodi sono disponibili nella versione italiana ogni venerdì alle 21.15.