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Truth – La recensione da Roma

La ricostruzione accurata e appassionata di una nota inchiesta giornalistica scivola purtroppo sulla ricerca della grande lezione etica ad ogni costo

Truth film

16.10.2015 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Quest’anno il cinema sembra interessarsi in maniera particolare alla narrazione di alcuni episodi controversi della storia recente del giornalismo d’inchiesta di stampo americano. Dopo Il caso Spotlight, presentato quest'anno a Venezia, la Festa del cinema di Roma si apre con Truth di James Vanderbilt, qui alla prima prova da regista. Il film, ricostruisce il caso del team di 60 minutes, trasmissione di punta della rete CBS, che nel lontano 2004 accusò l’allora Presidente George W. Bush, di essere coinvolto in un caso di corruzione all’interno della Guardia Nazionale dell’Aereonautica del Texas.

Alla base della pellicola, il libro di memorie di Mary Mapes, producer del celebre e controverso servizio, che le costò la carriera all'interno della celebre emittente. Al centro della storia, c’è quindi la prospettiva interna di una giornalista (Cate Blanchett), affiancata dal suo anchorman di fiducia, Dan Rather (Robert Redford), che si batte per la verità all’interno di un sistema di informazione sempre più contaminato dal potere e sempre più attento a non ledere i privilegi della classe politica in carica. E il film, paradossalmente, pur basandosi su un punto di vista unico sulla vicenda in questione, quindi in qualche modo esposto all'esclusività del racconto emotivo, funziona meglio quando si attiene alla ricostruzione del dietro le quinte del caso e finisce per soffrire di eccessiva retorica e poca intelligenza, quando cerca invece la forzata grande lezione etica sulla base di presupposti piuttosto scontati.



É come se Truth in qualche modo non avesse abbastanza fiducia nell’asciuttezza del proprio racconto didascalico, efficace, accurato, che già in questo tipo di registro chiarisce bene uno dei focus intorno al quale ruota il discorso filmico. Ovvero la riflessione sul significato di giornalismo di qualità in un’era dove l’opinione pubblica, è in grado di spostare l’asse del problema dal fatto all’attacco personale, in maniera molto più scorretta e potente rispetto al passato.

Lo stesso meccanismo, ovvero l’atto di aggiungere carne al fuoco ad un racconto già di per sé ricco di pathos, accade quando il regista si addentra nella spiegazione del passato dei protagonisti, soprattutto della Mapes, confezionandoci un ritratto bozzettistico e poco reale della donna nella sua interezza. Peccato, perché la storia è affascinante. Però, giunti alla fine, forse non si riesce a perdonare, proprio in un film che in fondo si interroga anche sull’equilibrio necessario al racconto di una storia, quell’ultima inquadratura di Redford/anchorman, che in una moltiplicazione scontata con il piano reale, dice addio al suo ruolo pubblico e saluta con stanchezza una politica e un mestiere, che sembra aver perso la propria bussola principale. 

In uscita il primo gennaio, Truth è distribuito in Italia da Lucky Red.
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