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Tomb Raider: la culla della vita

Torna l'eroina virtuale Lara Croft. Ancora una volta a dargli corpo la sexy Angelina Jolie: labbroni al vento, tutina di lattex, bomber dorato con tanto di dragone: non c'è nulla che possa fermarla, neanche l'amore.

Tomb Raider la culla della vita

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
regia di Jan De Bont con Angelina Jolie e Gerard Butler   Il tempio segreto di Alessandro Magno perfettamente conservato sotto l'isola di Santorini, in Grecia. Dentro c'è qualcosa che può cambiare il destino del mondo. Dieci minuti che tengono lo spettatore incollato alla sequenza delle immagini: Lara Croft, un'Angelina Jolie meno videogioco, ma più umana e seducente, lotta negli abissi con un esercito di «musi gialli». E, come noi prenderemmo il 64, lei ferma uno squalo, ci salta sopra, e si fa portare in salvo. La posta in gioco è 'la culla della vita', il vaso di Pandora, arma epico-filosofica dall'immenso potere. I cattivoni da battere questa volta sono guidati addirittura da un premio Nobel, Jonathan Reiss (Ciaran Hinds) look anni Settanta, intelligenza malvagia e passione sfrenata per i virus. Per le anime sadiche, godibile la scena sull'aereo privato dello scienziato pazzo dove si serve l'Ebola come aperitivo. Al fianco formoso di Lara Croft, Terry Sheridan (Gerard Butler, il fratello sfigato di Russel Crowe), ambiguo principe azzurro, che la segue in location che farebbero rosicare anche James Bond: dalla Grande Muraglia cinese, con uno spettacolare inseguimento in moto, ad Hong Kong e poi fino ai parchi naturali del Kenya e a un vero vulcano in attività di 2900 metri in Tanzania. Scene mozzafiato, combattimenti con ogni genere di arma. La nostra eroina, un Martin Mystere con la quarta di reggiseno, è in forma smagliante: labbroni al vento, tutina di lattex, bomber dorato con tanto di dragone: non c'è nulla che possa fermarla, neanche l'amore. Ma come tutti i sequel (e il regista olandese Jan De Bont sembra andarci a nozze avendo diretto Speed e Speed 2) lascia il rimpianto del primo: non è più una prima volta, la noia è in agguato e la sceneggiatura a tratti ricorda i pensierini dei baci Perugina. Ma non si ha molto tempo per le riflessioni, Lara-Angelina sta già sconfiggendo i mostri che vivono sul vulcano, dopo essersi intrattenuta in perfetta lingua locale con il capo tribù per girare quelle scene è stato davvero interpellato un capo tribù vero, che ha imposto il suo assenso trovato il vaso maledetto e ripartita per un'altra avventura. Non c'è due senza tre.