
“This Must Be The Place” è un film dove il regista gioca con tutto ciò che più gli piace e che la possibilità di girare un film in America gli ha offerto. Un grande attore da dirigere fino ai limiti della caricatura, nuova materia prima da ritrarre e la musica di David Bryne dentro e fuori dallo schermo. Ma se la narrazione è appesantita da diverse sottotrame solo parzialmente risolte sullo sfondo della tragedia abbozzata dell'Olocausto, la pellicola possiede invece la propria unità quando si abbandona il sicuro corrimano della trama per avventurarsi in una pregevole sintesi visiva di un regista che sa mutare lo stupore in consapevolezza e raccontare in maniera stralunata e personale, un paese grottesco e pluridescritto.

L’America del viaggio, delle rockstar in pensione, delle highway, delle misure oversize, dei paesaggi sconfinati, dei motel e dei nowhere place sempre uguali a se stessi. Vecchi stereotipi, nuove esplosive inquadrature sullo schermo. E se può sorgere il dubbio che questa scelta sia dettata da pigrizia e che il presupposto sia banale, alla fine tutto corrisponde piuttosto alla peculiarità stilistica di un regista capace di sintetizzare visivamente e in maniera sempre originale grandi miti e interessanti storie, persino alla sua prima occhiata autoreferenziale da “provinciale” alla scoperta dell’America.
"This Must Be The Place" è distribuito da Medusa.
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