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The Legend of Tarzan - La nostra recensione

Intrattenimento, emozioni e spettacolo: il blockbuster vecchio stile convince su tutta la linea

15.07.2016 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
L'Africa, quella che tutti abbiamo sognato sin da bambini, è lei la vera protagonista di The Legend of Tarzan. Vera fino a un certo punto, dato che la troupe non ha praticamente messo piede nel continente africano ad eccezione di alcune riprese aeree; gran parte di tutto quello che vediamo nel film è infatti girato negli Studios di Leavesden, appena fuori Londra. Ogni fotogramma è "arricchito" digitalmente eppure l'odore di quell'Africa, la vastità dei paesaggi, il fango e la giungla sono così ben fabbricati che lo spettatore ci crede sul serio, sin dal primo momento. 

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Ci sono diverse ragioni per entusiasmarsi del ritorno di Tarzan sul grande schermo. Il lavoro sulle scenografie è uno di questi. La verità è che ci si avvicina a questo film con scarsa fiducia, nel timore di vedere qualcosa di "vecchio e stanco". Del resto nemmeno il Tarzan Disney non è stato uno dei classici d'animazione più riusciti. Questo nuovo adattamento è tutt'altro che stanco, e in quanto al "vecchio", be' è certamente old fashion. E' un male? Nell'era di blockbuster ed effettoni speciali costruiti attorno a una manciata di pagine di sceneggiatura (pardon, il più delle volte è il copione a essere costruito intorno ai set pieces), questo The Legend of Tarzan è un filmone hollywoodiano vecchio stile.

Un'avventura che scatta soltanto dopo essersi focalizzata sulla cosa più importante: la dinamica tra i protagonisti. Una solida base narrativa sviluppata su dialoghi ben assestati e declinata al cinema del grande pubblico. Per un'audience di tutte le età.
 
L'ottima l'idea è quella di sorvolare sulla tanto conosciuta origin story, che si vede brevemente in una serie di flashback sparsi in tutto il film. I realizzatori danno per scontato che tutti, inclusa la generazione più giovane, conoscono l'eroe di Burroughs: quando il film si apre ritroviamo Lord Greystoke (Alexander Skarsgard che raccoglie a testa alta l'eredità del ruolo) nella sua Inghilterra. In versione "civilizzato ma tutt'altro che soddisfatto". Perfino il suo matrimonio con Jane (Margot Robbie, la most wanted del momento) è arrivato al punto più oscuro, dato che la coppia desidera tanto un bambino che non arriva. Il film fa anche il punto sul periodo storico: sin dalla prima scena abbiamo ben chiari i giochi politici di fine Ottocento con il re del Belgio pronto a tutto pur di monopolizzare la caccia ai diamanti in Congo.


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Le nazioni vogliono arricchirsi, colonizzare e spesso anche schiavizzare per ridurre le spese al minimo. Ma nessuno ha fatto i conti con Tarzan, Jane e il loro alleato interpretato da Samuel L. Jackson. Se la coppia di protagonisti è ben assemblata, è Jackson che invece ruba loro la scena, divertito e divertente nel ruolo più interessante del film: quello di un uomo la cui unica missione è porre fine alla schiavitù. E' lui il custode del punto di vista del pubblico, testimone diretto delle qualità sovrumane dell'uomo scimmia. 

Nel corso di due ore che procedono al galoppo, il film di David Yates (ha diretto quattro degli otto Harry Potter) fa il suo dovere assicurando allo spettatore momenti in cui si ride, ci si emoziona e si rimane a bocca aperta per alcune sequenze spettacolari, in primis quella del combattimento di Tarzan contro uno scimmione. 

The Legend of Tarzan è attualmente nei cinema distribuito da Warner Bros.