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Spider-Man: Far From Home, i supereroi si interrogano sul post-Endgame (recensione)

L'Uomo Ragno in gita scolastica fa il suo Grand Tour. Mentre le illusioni superano la realtà

Jake Gyllenhaal

05.07.2019 - Autore: Gian Luca Pisacane
I supereroi dopo l’Endgame, il mondo che piange, gli anni che per alcuni sono andati avanti e per altri sono rimasti gli stessi. Un tributo ai caduti passa in televisione, Whitney Houston canta I Will Always Love You come se fossimo ancora in The Bodyguard, con Kevin Costner pronto a mettere il suo corpo tra il killer e la diva. Come andare oltre il trauma, oltre la tragedia della perdita del padre fondatore? Hollywood si interroga su un sistema che deve trovare nuove basi, e si ispira alla storia americana. Dopo la morte di un presidente il Paese sbanda, e il potere spinge l’attenzione dei media verso avvenimenti che escono dai confini della nazione (Kennedy e il Vietnam per esempio).

Così la Marvel abbandona New York e dintorni per lanciarsi in un Grand Tour (Venezia, Praga, Olanda, Londra), e creare un gioco di specchi in stile La signora di Shanghai. I nostri eroi al centro, e intorno tutte le immagini, i riflessi che l’uomo comune ha bisogno di abbracciare per sentirsi protetto, senza mai avvicinarsi alla verità. Fumo negli occhi, perché gli Avengers forse non esistono più, e non ci sarà nessuno a combattere la prossima minaccia.



L’ultima possibilità è quella di credere, di veder sorgere una nuova speranza. Così la Marvel sceglie ancora una volta di minare le nostre certezze. Della vista non ci si può fidare. Spider-Man: Far From Home è un film sull’ingannare e l’essere ingannati, sulle illusioni, sull’autentico che si trasforma in un gioco di prestigio. Con Avengers: Endgame abbiamo assistito all’apocalisse, alla fine dei nostri beniamini per come li conoscevamo. Ma è davvero così? Forse è solo un trucco, un altro specchio messo in un punto diverso della stanza.

Con grande intelligenza, la Marvel ragiona sulla falsità dell’apparire, sull’impossibilità di affidarsi ai sensi. Nell’epoca della tecnologia in cui tutto diventa post-verità. E forse quello che si cela dietro alla porta chiusa non interessa più a nessuno. Spider – Man: Far From Home scatta l’istantanea che vorremmo tenere nel nostro album dei ricordi, per poi ridurla in cenere. Abbandona il multiverso di Spider-Man: Un nuovo universo e si concentra su una dimensione sola: la nostra. Che traballa, implode su se stessa, insegue molte identità, si sfida a colpi di selfie e popolarità sui social.

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Attualità in chiave live action, marchio di fabbrica della Disney contemporanea, capace di passare in pochi mesi dall’Uomo Ragno “cartone animato” a quello in carne e ossa. Difficile avvicinarsi allo Spider-Man 2 di Sam Raimi, ancora più complesso ricreare la meraviglia dei primi voli tra i grattacieli in Spider-Man. Così Spider-Man: Far From Home non punta solo sullo spettacolo funambolico, ma sull’interpretazione del nostro tempo. E tutto si condensa in un'unica sequenza da antologia: le stanze si trasformano in corridoi, le strade in pareti, gli amici in bestie selvagge. Ma è davvero finzione? A rispondere sono le ragnatele, i superpoteri, in una società dove si può essere “autorevoli” solo con un mantello e una maschera.

Il film uscirà nelle sale giovedì 11 luglio distribuito dalla Disney