
Il cognome importante del protagonista (Wilder) denuncia un legame (un omaggio? ispirazione?) con uno dei padri del cinema statunitense, ma il tentativo - per quanto di aspirazione classica, a suo modo - manca della naivte di certi film ormai lontani e sconta, soprattutto, piu' di una leggerezza. Va bene la sospensione dell'incredulita', ma che moglie, figlia e colleghi del travestito non riescano a riconoscerlo solo a causa di un turbante e una barba finta e' difficile da bere. E, comunque, anche facendolo, e' la vis comica in se' a languere in questo strano triangolo tra 'Io, me e mia moglie'.
Abbiamo apprezzato di piu' Bleibtreu in altri frangenti, e per quanto la Arquette non sfiguri e' lo svolgersi dell'azione che lascia insoddisfatti. La sceneggiatura spesso sembra legare solo tecnicamente diversi momenti dello sviluppo della vicenda, ma si sente la mancanza di qualcosa di piu' che allontani Vijay, il mio amico indiano dalla tediosa impressione di una semplice sequela di scenette costruite intorno a un equivoco. Una declinazione poco sagace e coinvolgente di un moto universale di insoddisfazione che in molti sognerebbero di risolvere come il novello Mattia Pascal protagonista. La speranza e' proprio questa, in fondo, che ognuno di noi partecipi al film colorandolo delle proprie fantasie e approfittando della possibilita' di catarsi che ci offre.
Vijay - Il mio amico indiano e' distribuito da Officine Ubu a partire dal 13 febbraio 2014.
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Il trailer del film