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Skin Trade: Dolph Lundgren dalla Tailandia con furore

A Taormina il film scritto, prodotto e interpretato dalla star svedese, che prende spunto dal traffico di esseri umani per raccontare una storia d'azione old school

Skin Trade

18.06.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta), da Taormina
In una delle prime scene di Skin Trade, Dolph Lundgren sta inseguendo un criminale per i tetti di Newark, New Jersey, quando capiamo che ha il fiatone. Non riesce a stare dietro alla sua preda e allora prende una scorciatoia, gioca d'astuzia e alla fine cattura l'uomo. È una scena emblematica per capire la figura di Lundgren, eroe d'azione che, a differenza dell'amico Stallone, non cerca mai di fingere di non andare per i sessanta.

Skin Trade nasce da un'idea di Lundgren stesso, dopo che aveva letto un articolo sul traffico di esseri umani. Deciso a farne un film, l'attore ha passato sette anni a scrivere la sceneggiatura e reclutare un cast di tutto rispetto - la superstar tailandese Tony Jaa, oltre a Michael Jai White, Ron Perlman e Peter Weller - per quella che inizialmente doveva essere una sua regia, ma che alla fine ha delegato a Ekachai Uekrongtham. Il risultato è un film d'azione che più old school non si può: si parte da un'idea forte per raccontare una storia di vendetta in cui due sbirri di diversa etnia e background si ritrovano a dover collaborare per rimettere a posto le cose, riequilibrare il karma e far fuori quanti più gangster possibili. L'impegno è evidente, così come l'investimento emotivo di un Lundgren che ci crede davvero tanto nella possibilità di dire qualcosa di importante usando l'arma dell'azione e della violenza liberatoria.

L'esecuzione non è sempre all'altezza dell'idea, purtroppo. Le potenzialità di un incontro tra cinema americano e action orientale moderno erano enormi, la presenza di un regista locale faceva ben sperare in una regia in grado di valorizzare al massimo la coreografie e le doti sovrumane di Jaa, e invece si è optato per una direzione molto americana, con un montaggio serrato, campi stretti e camera a mano. La prassi, quando si tratta di mascherare la simulazione di attori non avvezzi alle arti marziali, ma che risulta un serio ostacolo al divertimento se, al contrario, gli attori sono tutti dei bravissimi combattenti, come in questo caso.

Resta l'indiscusso piacere di rivedere Lundgren in gran forma dopo tanti ruoli minori e molti film di cassetta, specialmente quando lo vediamo scontrarsi con Tony Jaa. Anche in questo caso, l'ex Ivan Drago non finge di essere un giovanotto scattante e punta tutto su massa contro agilità, risultando molto più credibile di tanti suoi colleghi aiutati da stuoli di stuntmen.

Skin Trade non sarà un film per tutti e non cambierà il corso dell'action americano, ma intrattiene e lo fa dicendo qualcosa sul mondo in cui viviamo. Basta e avanza.