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Seven Sisters: il meglio dell'action fantascientifico al Torino Film Festival [Recensione]

L'attrice svedese si moltiplica per sette sullo schermo nell'ottimo film futuristico in arrivo dal 30 novembre

28.11.2017 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Torino Film Festival (Nexta)
Torino - Godersi la visione di Seven Sisters è un po' come salire su una macchina del tempo e andare indietro fino all'inizio degli anni Novanta per assistere a uno dei film diretti dal "migliore Luc Besson". Si riscopre un modo di fare cinema fantascientifico "all'europea": quel cinema che vuole evitare cliché narrativi e si sforza di essere originale. Quello che non ha nulla da invidiare alle produzioni di Hollywood e che si sporca le mani facendoci sentire l'odore del sangue e della polvere. Si va indietro nel tempo ma si racconta un cinema che va avanti. E immagina il futuro restando attaccato alla realtà. 
 
Come nei film dell'ottimo Besson (Nikita, Léon, Il quinto elemento) qui c'è un'eroina in grado di reggere un intero film sulle sue spalle. E di prendere i cattivi a calci nel sedere. Noomi Rapace ci dimostra definitivamente di essere un'icona del cinema action. Lo fa superando in numero le icone del passato: moltiplicandosi per sette. Sette volte convincente nei panni di sorelle che si nascondono da una società che impone ai genitori di avere un unico figlio e consegnare alle autorità tutti gli altri bambini, messi in crio-sonno in attesa che il pianeta risolva il problema della sovrappopolazione. 

Dura due ore piene Seven Sisters e, a parte qualche scivolata in sceneggiatura (con le protagoniste che rimangono nascoste nel loro appartamento per praticamente metà film), il ritmo tiene, la premessa e lo sviluppo della tematica scientifica funzionano a dovere e l'azione non ha nulla da invidiare all'altro grande action femminile dell'anno: Atomica bionda

Il futuro mostrato da Tommy Wirkola - regista dei due Dead Snow, gli horror sugli zombie nazisti, e di Hansel e Gretel cacciatori di streghe - strizza l'occhio a quello creato da Alfonso Cuarón nel capolavoro I figli degli uomini. Wirkola sceglie però la direzione opposta a Cuarón, descrivendo il tema della sovrappopolazione, un problema a cui cinema e letteratura si aprono sempre di più. E alza il livello della violenza, facendo scorrere il sangue e orchestrando interessanti sparatorie e combattimenti corpo a corpo tra uomo e donna. Il suo film è una vera festa visiva. Gli effetti speciali, che siano piccoli o grandi, riescono sempre a far spalancare gli occhi. Una serie di gadget futuristici che ancora non sono stati inventati ma che probabilmente arriveranno sul mercato a breve: uno specchio che indica tutto ciò che non va con il corpo di chi si riflette o armi da fuoco in grado di sparare solo riconoscendo l'impronta di chi le impugna. E naturalmente l'interagire delle sette sorelle interpretate dalla Rapace: eccole cenare insieme e discutere mentre si servono un pasto. Si abbracciano. Si picchiano anche. L'effetto è sbalorditivo

La Rapace, prima Lisbeth Salander del cinema spremuta velocemente da Hollywood che poi l'ha instantaneamente dimenticata, torna in grandissima forma e si impegna a dar vita a sette personaggi che hanno una personalità diversa l'uno dall'altro. Poco importa se dopo nemmeno mezz'ora abbiamo capito il colpo di scena, Seven Sisters è ottimo cinema fanta-action. Creativo, originale e potente.  

Seven Sisters, presentato nella sezione Festa Mobile del 35° Torino Film Festival, arriverà nei cinema dal 30 novembre distribuito da Koch Media
 
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