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Risorto - La nostra recensione

La lunga indagine di Joseph Fiennes non sembra trovare il bandolo della matassa, né coinvolgere gli spettatori

18.03.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Chi l'ha visto? La domanda ricorre nel lungo peregrinare del tribuno militare romano Clavio di Joseph Fiennes alla ricerca di Gesù Cristo scomparso dal sepolcro nel Risorto di Kevin Reynolds. Purtroppo - volendo anticipare le conclusioni - il riferimento implicito alla popolare trasmissione tv è qualcosa di più che una citazione. Ed è un vero peccato, vista la interessante premessa di raccontare un momento fondante della fede cattolica dal punto di vista esterno di un non credente, obbligato per di più a trovare una spiegazione razionale e presentabile a una sparizione a dir poco soprannaturale.



Un 'CSI Giudea' ambientato - ovviamente - nel 33 Dopo Cristo, per restare all'ambito televisivo, che nella prima parte si sviluppa in maniera promettente e che alterna le sue fasi investigative alle più classiche ellissi del cinema cristologico (con immancabili dissolvenza in bianco). Il confronto con i superiori, ai quali 'produrre' un corpo a tutti i costi, e la versione 'foto segnaletica' della sindone hanno del geniale, e strappano un sorriso nel loro ammiccare ai nostri dogmi, ma quando il film sceglie di confrontarsi con il sacro iniziano gli scricchiolii.

Il vagare di Clavio corrisponde alla sua ricerca interiore e al confuso errare della sua mente nella ricerca di un senso in qualcosa che per sua definizione si perita di sfuggire alla logica. Ma è a volte un girare in tondo, strumentalmente prolungato per mostrarci il suo confrontarsi fisico con il proprio passato (e quel che rappresenta) e con la via scelta dagli apostoli tanto (in)seguiti. Una fuga la sua che - anche coraggiosamente - il regista di Fandango e Waterworld ci mostra nel suo compiersi, in una delle rare apparizioni cinematografiche di Gesù stesso.



Un palesamento che toglie suspance e mistero alla vicenda, ma che tenta di portarci su un ulteriore piano. Anche qui banalizzando la messa in scena, al livello delle tante produzioni televisive (o pari, in senso negativo) indirizzate al pubblico cristiano in generale. In definitiva, un film cui si riconosce il merito di non essere pretenzioso, ma forse più piatto e superficiale del previsto proprio quando vorrebbe dare spunti di riflessione profonda. Semplice - coerentemente con l'immagine di Cristo presentata - eppure evidentemente 'costruito' per esserlo e troppo facilmente riconoscibile in quanto tale. Zoppicante, insomma, e - curiosità a parte - mai avvincente.


Risorto, in sala dal 17 marzo, è distribuito da Warner Bros.