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Recensione: Shin Godzilla, un thriller politico che resuscita il vero Re dei Mostri

Dal regista di Neon Genesis Evangelion, un film complesso e spettacolare, che evoca il disastro di Fukushima e fa satira politica allo stesso tempo

Shin Godzilla

30.06.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Niente da dire contro il Godzilla americano di Gareth Edwards, che finalmente ha azzeccato l'essenza del mostro giapponese più famoso di tutti i tempi. Ma il ritorno del Re dei Mostri in patria si è fatto attendere fin troppo a lungo: sono passati tredici anni da Godzilla: Final Wars, il film di Ryuhei Kitamura che aveva tentato una sintesi di tutta la saga e una chiusura del cerchio, riuscendoci in parte. Quel film si è rivelato a tutti gli effetti la fine della serie del Godzilla originale, pur se slegato dalla continuità di tanti altri film che lo avevano preceduto e dunque di per se stesso un piccolo reboot. Ma non un reboot totale, perché comunque teneva presente il Gojira del 1954. Stavolta, invece, Hideaki Anno, geniale creatore di Neon Genesis Evangelion, è arrivato col preciso scopo di fare tabula rasa.

 
In Shin Godzilla, gli eventi del film di Ishiro Honda non sono mai accaduti. Godzilla sorge dalle acque della baia di Tokyo in una versione larvale, e inizia a mutare davanti agli occhi degli abitanti della metropoli, seminando distruzione nel contempo. Quando raggiunge la sua forma finale, non assomiglia per niente al mostro “eroico” del film di Edwards e delle pellicole più leggere della saga giapponese. In sessant'anni, Godzilla ha assunto varie forme: è stato un protettore della natura (come nell'ultimo film americano), un amico degli uomini oppure una minaccia bruta. Quest'ultima lettura è quella che fanno Hideaki Anno e il co-regista Shinji Iguchi, anche autore degli strabilianti effetti speciali.
 
In origine, Godzilla nasceva come incarnazione della paura del nucleare nata dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. Oggi diventa invece metafora di una nuova forma di minaccia: la burocrazia che tiene imbrigliato il governo giapponese, dimostratosi inadeguato ad affrontare l'emergenza del terremoto del 2011 e la conseguente crisi di Fukushima. Godzilla è ancora un “mostro atomico”, incarnazione del terrore che le radiazioni generano nel popolo giapponese, ma l'attenzione di Anno e Higuchi si sposta sulla reazione al suo arrivo. Risultato: tre quarti del film si muovono attraverso gli uffici dei burocrati e dei politici, per mostrare come l'incapacità di prendere decisioni rapide possa costare molto in termini di vite umane e impatto ambientale. Shin Godzilla è un'opera di satira politica lucidissima nascosta all'interno di un film di mostri giganti.

 
Quel film non manca. C'è una lunga sequenza di distruzione a metà, in cui per la prima volta Godzilla è creato al computer in un film giapponese (ma sempre restando fedeli alle movenze dei classici “uomini in tuta”, e infatti è stato usato il motion capture). Una gioia per gli occhi di chiunque ami i kaiju e il cinema catastrofico. Poi, verso la fine, ovviamente si torna a lottare per fermare Godzilla. Ma in mezzo c'è spazio per un thriller politico che in un film americano sarebbe messo da parte per dare spazio allo spettacolo. Qui invece le due anime si sposano e quella politica sembra persino avere il sopravvento. D'altro canto, già in Evangelion, Anno aveva dimostrato una curiosità quasi morbosa verso ciò che si agita nelle stanze del potere di fronte a una catastrofe.
 
Shin Godzilla è dunque un film che va capito e messo nel contesto della produzione e della cultura giapponese, tanto è lontano dagli standard occidentali. Ma, oltrepassando questo minuscolo ostacolo, ci si trova davanti un'opera di rara potenza visiva che offre ai fan un grande ritorno, da troppo tempo atteso.



Shin Godzilla è distribuito in Italia da QMI Stardust, in collaborazione con Dynit e Minerva Pictures. Resterà in sala per tre giorni, il 3, 4 e 5 luglio. Qui una clip esclusiva del film.
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