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Ralph Spacca Internet, la recensione della seconda avventura sul grande schermo di Ralph e compagni

La Disney costruisce un colorato viaggio nel web, fatto di principesse, social network, video e pericolosi virus

Disney

19.11.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Gli anni Ottanta si specchiano nel contemporaneo, lo spirito conservatore incontra l’adrenalina della società fluida. Videogiochi a 8 bit alla riscossa, con un occhio a Tron e uno a Toy Story. Ralph viene dal passato, preferisce un’esistenza tranquilla, quasi rifiuta il progresso. La sua amica Vanellope invece ama le novità, non riesce a star ferma un attimo. Scontri generazionali, immagini di una Storia che continua a cambiare. I due potrebbero essere padre e figlia, fratello e sorella. In qualche modo rappresentano le famiglie di oggi: attaccate dall’esterno, multiformi, unite nello spirito.  

Dopo il successo di Ralph Spaccatutto, ecco il sequel Ralph Spacca Internet. Colori sgargianti, città futuristiche e soprattutto il grande protagonista: la rete. La Disney dipinge un mondo, trasforma in un’avventura sgargiante l’incredibile universo del web. Palazzi che sfiorano il cielo, autostrade a mille corsie, multinazionali che dominano il panorama: la globalizzazione spiegata ai più piccoli, che forse ne sanno già più degli adulti.



Ciò che stupisce è la capacità della Disney di reinventarsi, di trasformare l’autoreferenzialità in un pregio. I malvagi seguaci dell’Impero formato Star Wars inseguono la protagonista, le principesse (Mulan, Cenerentola, Biancaneve, per citarne solo alcune) cercano di aiutarla. È il trionfo del product placement, che il gigante di Burbank utilizza con ironia, scherzando anche su se stesso.

Le sue eroine hanno nobili origini, ma sono disturbate, hanno un passato traumatico, e forse avrebbero anche bisogno di un bravo psicologo. Si guadagnano da vivere creando quiz per ragazzine, sfogano i loro timori cantando. Non hanno pause, non c’è un momento di requie.



Ma Ralph Spacca Internet non è solo un’intelligente operazione commerciale. Scava a fondo nel significato dell’amicizia, insegna che voler bene a una persona significa anche lasciarla andare, perché insegua i suoi sogni. Il dolore del distacco, la felicità di vedere l’altro che si realizza: sono gli opposti tanto cari alla Disney. Trionfo di buoni sentimenti, che durante il periodo natalizio scaldano sempre il cuore. Ma c’è anche l’altra faccia della luna (The Other Side of The Moon come cantavano i Pink Floyd), quella oscura, quella ignota, metafora del mistero della crescita, dell’amore per una spensieratezza che sfugge dalle mani.

La vicenda nasce dalle angosce di Vanellope: il suo videogame si rompe, non può essere riparato, perché non ci sono i soldi. Lei resta senza lavoro: la disoccupazione a misura di bambino. Così il “cartone animato” diventa testimone della crisi moderna, della fuga di cervelli (Vanellope deve andare in un’altra “realtà” per ritrovare uno scopo), di una gioventù bloccata, che per molti è solo un dato su una tabella, un problema lontano. E poi la difficoltà di essere genitori in stile Gli incredibili, l’estetica alla Matrix (il virus), l’eredità di Ready Player One, il Racconto di due città di Dickens. Imperdibile.