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Panama Papers, Steven Soderbergh racconta il lato oscuro della finanza (Recensione)

Il nuovo film Netflix del regista sceglie la commedia nera per raccontare il recente scandalo finanziario

Panama Papers

01.09.2019 - Autore: Marco Triolo
Cinema di denuncia e commedia sono due generi che si sono avvicinati molto nella produzione americana degli ultimi anni. Specialmente grazie ai film di Adam McKay, La grande scommessa e Vice, che combinano ironia, narrazione documentaristica e sfondamento della quarta parete per raccontare storie agghiaccianti di corruzione e potere con un tono leggero, in grado di ingaggiare anche lo spettatore meno avvezzo a questi temi.
 
Ora arriva anche Steven Soderbergh con il suo The Laundromat (in Italia, Panama Papers), film Netflix interpretato da Gary Oldman, Antonio Banderas e Meryl Streep. Che ricostruisce i retroscena di uno dei più celebri scandali finanziari degli ultimi anni. Quello dei Panama Papers, appunto, un fascicolo di documenti che ha scoperchiato il vaso di Pandora dello studio legale Mossack Fonseca, dedicato a gestire le società offshore con le quali uomini d'affari e leader politici vari riuscivano a eludere il fisco.

 
Anziché scegliere la strada del giornalismo investigativo, però, Soderbergh preferisce usare l'arma della commedia nera per raccontare le storie di singole persone coinvolte dallo scandalo, sia vittime che carnefici. I narratori sono proprio Jürgen Mossack (Oldman) e Ramón Fonseca (Banderas), che ci conducono all'interno di un mondo estremamente intricato e volatile con una chiarezza encomiabile. La vicenda principale che seguiamo è quella di Ellen Martin (Streep), una donna che, dopo aver perso il marito in un incidente, si trova a indagare su Mossack Fonseca. Ma ci sono svariate altre micro-storie intrecciate, tutte interpretate da una schiera di attori – Sharon Stone, Matthias Schoenaerts, Jeffrey Wright, Robert Patrick, David Schwimmer, Melissa Rauch – anche in ruoli minuscoli.
 
È chiaro quanto Soderbergh si diverta a mettere in scena questi teatrini tinti di grottesco. È chiaro anche come non gli interessi la verità delle interpretazioni – Oldman e Banderas si mangiano lo schermo, gigioneggiando dal primo minuto – quanto il senso tragicomico dei fatti. Da questo punto di vista l'obbiettivo è abbastanza centrato.

 
Eppure Panama Papers non colpisce come dovrebbe, non graffia mai come vorrebbe. È una lezione di storia recente narrata da un insegnante giovane e simpatico, di quelli che dicono le parolacce e sanno tenere vivo l'interesse dei loro studenti. Questo è un valore che ne renderà la visione piacevole anche all'utente casuale di Netflix. Ma nella parte finale si trascina, sembra non finire mai. E questo è un bel problema, considerando che dura appena 95 minuti.
 
Scritto dal fedele collaboratore di Soderbergh Scott Z. Burns (The Informant!, Contagion), a partire dal libro Secrecy World del giornalista Jake Bernstein, Panama Papers sarà su Netflix dal 18 ottobre.