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Oltre la notte, la recensione del film con Diane Kruger dove i terroristi siamo noi

L'attrice premiata a Cannes per il dramma di Faith Aikin sulla ‘white Jihad’. Dal 15 marzo nei cinema

08.03.2018 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
La Lega Nord ha appena fatto eleggere il suo primo senatore nero, Toni Iwobi, cadendo così in un triste paradosso inconsapevole che ha molto a che fare con il tema principale del film Oltre la notte. Candidare un senatore nero per un partito accusato di politiche xenofobe è una scelta che sembra voler sfuggire alle accuse di razzismo confermando però allo stesso tempo un pensiero che è la prova stessa della sua visione xenofoba: un politico nero non può essere razzista perché il razzismo è un fatto di pelle, di religione, o di geografia, e non di pensiero trasversale o di politiche sociali e pubbliche.

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Il film di Fatih Akin arriva in Italia e ci mette invece di fronte a una verità insopportabile che contrasta questa idea raccontando la ‘white Jihad’, il terrorismo suprematista bianco. Oltre la notte ha lo scopo di dimostrare la vastità e l’eterogeneità del fenomeno dell’odio che nasce ovunque e al quale l’ideologia, politica o religiosa offre ‘solo’ del fuoco per accenderne la miccia. Ne deriva che il terrorista perfetto non esiste; i terroristi siamo anche noi: i bianchi occidentali cresciuti in città democratiche e cattoliche o laiche, che in alcuni casi coltivano l’odio verso il diverso al punto da volerlo annullare sulla base di una superiorità bianca che è un insulto a qualsiasi status di uguaglianza. 
 
Oltre la notte racconta questo ribaltamento di prospettiva da un punto di vista personale, mostrando la tragedia di una donna di Amburgo - Diane Kruger per questa interpretazione da donna 'vendicativa' ha vinto il premio come migliore attrice a Cannes - che vede morire il marito di origine turco-curda e il figlioletto in un attentato di matrice neonazista. Gli eventi si sono ispirati al fatto che tra il 2000 e il 2007 in Germania sono stati commessi numerosi omicidi di persone di nazionalità non germanica da parte dell'NSU (Nationalsozialisticher Untergrund) formazione neonazista che è stata finalmente incriminata con prove dopo molti anni di false credenze e depistaggi. 

 
In questo film c’è la determinazione di una donna nel ricevere giustizia, il suo dolore insuperabile, c’è l’analisi del percorso giudiziario di condanna, qui troppo intricato e zoppicante per poter assegnare qualche forma di verdetto equo e definitivo che consoli o ripari il torto subito prima che arrivi la mannaia della giustizia privata. Insomma c’è tutto un percorso nell’orrore che mescola sentimenti interiori scioccanti ad analisi sociali e giudiziarie.

Oltre la notte è abbastanza completo e non è né una fredda pellicola thriller né un film totalmente retorico e affidato alla pancia. È certamente un po’ troppo indeciso su quale dei due aspetti portare avanti con coesione ma è anche un film abbastanza furbo da risolvere la dicotomia con una suddivisione in capitoli che fa perdonare facilmente la mancanza di registro comune. Soprattutto è un viaggio nell’animo della vittima che mette di fronte a una verità civile quasi insopportabile: il terrorismo non ha colore o Dio, ma nasce dall’odio incontrollato, dal desiderio di annullamento della civiltà e della vita e dell’altro. Capirlo, denunciarlo, come fa il film di Akin, non è buonismo: è giusto.

Anzi, diciamo di più, non è solo giusto; è l’unica possibilità che una società così diversa come la nostra ha di poter stare insieme riducendo al minimo la violenza tra pari. Ben venga quindi l’arte che fa luce in tutto questo buio. 

Oltre la notte arriva nei cinema dal 15 marzo, distribuito da BIM.

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Munich, di Steven Spielberg (2005)
Hunger, di Steve McQueen (2008)