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Narcos: la recensione della terza stagione in arrivo su Netflix 

I primi quattro episodi della nuova stagione di Narcos funzionano bene, ma si rimpiange un po' Pablo Escobar

Narcos

28.08.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Nel corso delle prime due acclamate stagioni, Narcos non ha mai nascosto di essere 50% fatti e 50% finzione. La necessità di modificare un po' gli avvenimenti o spostarne alcuni nel tempo per creare suspense e pathos, oltre a mantenere viva l'attenzione dello spettatore seriale, è importante quanto l'aderenza al vero, e così abbiamo visto morire personaggi che non sono mai morti e seguito dilemmi morali (quelli dell'agente Peña, specialmente) totalmente inventati.

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Ora che la storia di Pablo Escobar (Wagner Moura) è stata raccontata, la serie Netflix si è trovata di fronte a una decisione importante: cassare del tutto i protagonisti delle prime due stagioni per rispettare completamente l'avvicendamento degli eventi (gli agenti Murphy e Peña hanno lasciato per sempre la Colombia dopo la morte di Escobar), oppure prendersi una grossa licenza narrativa e tenerli in gioco. Gli autori Carlo Bernard, Chris Brancato e Doug Miro hanno scelto la via di mezzo: dentro Pedro Pascal, nel ruolo di uno Javier Peña promosso, fuori Boyd Holbrook. Peña diventa così il narratore degli eventi e, per quanto la sua controparte reale non fosse presente all'epoca delle indagini sul cartello di Cali, rappresenta in senso lato la DEA e il suo apporto all'operazione.

 
Ma i nuovi episodi introducono anche una coppia di potenziali nuovi protagonisti, due giovani agenti che ricordano Murphy e Peña anche “graficamente” (il biondo e il moro), pur essendo diversi nel carattere. Si tratta di Chris Feistl (Michael Stahl-David) e Daniel Van Ness (Matt Whelan). Sono loro a scendere in campo in prima persona a Cali mentre Peña se ne sta all'ambasciata di Bogotà a dare ordini. Entra nel cast come regular anche Shea Whigham, ottimo caratterista visto anche in Fargo e Death Note, nei panni di un altro agente DEA. Insomma, Narcos sembra seguire la regola d'oro delle serie che hanno dovuto rimpiazzare i loro protagonisti: non solo sostituire, ma moltiplicare.
 
Così seguiamo indagini diverse da parte di agenti diversi, mentre allo stesso tempo ci viene raccontato il punto di vista del cartello di Cali. Dopo aver lavorato con la CIA e Peña per far crollare l'impero di Escobar, ora è diventato il nemico pubblico numero uno in Colombia. Ma attenzione: la serie prende una direzione interessante perché non racconta la sfida tra le autorità e un cartello disposto a tutto pur di portare avanti gli affari. Al contrario: i boss di Cali decidono subito di chiudere le attività e iniziano a negoziare con il governo colombiano per uscirne ricchi e pressoché puliti. Solo che Peña non ci sta e si mette contro anche la CIA pur di chiudere i conti rimasti in sospeso.
 
Altro dato da tenere presente: il cartello di Cali è ben diverso da quello di Medellin. I boss di Cali sono ben diversi da Pablo Escobar. I fratelli Rodriguez, Gilberto (Damian Alcazar) e Miguel (Francisco Denis), e il loro socio Pacho Herrera (Alberto Ammann) sono rappresentati come dei veri e propri businessman, freddi e calcolatori laddove Escobar era sanguigno e impulsivo, eleganti e riservati laddove il boss di Medellin era sopra le righe e sempre alla ricerca di attenzione. Ne consegue anche un cambio di tono nella serie.

 
Dopo aver visto i primi quattro episodi della stagione 3, possiamo dire che Narcos è ancora coinvolgente e ben realizzato. Ha ovviamente perso un cattivo di grande impatto e non può sperare di replicare in quanto a fascino perverso: come detto, i nuovi boss sono più simili a yuppie corrotti che a veri e propri mafiosi spietati (non che non lo siano). La presenza di Peña, inoltre, risulta un po' forzata, anche se indispensabile da un punto di vista di fidelizzazione del pubblico. E poi Pedro Pascal è sempre perfetto nel ruolo. C'è poi la tendenza a plot più “televisivi”, o se vogliamo cinematografici, con colpi di scena e twist narrativi che non sembrano aderire molto alla realtà dei fatti.
 
Resta da vedere quanto Netflix abbia intenzione di tirare la corda sulla storyline di Cali. Il materiale sembra destinato a una sola stagione, perché il conto alla rovescia verso la fine “legalizzata” del cartello è molto serrato. Le possibilità sono due: o Netflix tenterà di stiracchiare la saga di Cali su due stagioni (ma sembra esserci molta meno carne al fuoco rispetto a Escobar), oppure chiuderà la storia con la terza stagione. Questa è, a nostro avviso, l'opzione migliore. Una quarta stagione potrebbe eventualmente uscire dalla Colombia e raccontare i cartelli messicani, o altri, rimpiazzando totalmente il cast e spostandosi avanti o indietro nel tempo. E trovando, oltretutto, un cattivo che possa essere un degno successore di Escobar, ora onestamente assente dalla serie.
 
La terza stagione di Narcos debutterà su Netflix il primo settembre.