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Middle class addio con Saar Klein

L’American way of life infranto dalla poesia cruda del montatore di Terrence Malick

Things people do 

Things people do 

11.12.2014 - Autore: Alessia Laudati
Il secondo giorno del Noir in Festival a Courmayeur ha molto in comune con il pensiero cinofilo. In Calvary e Things people do, due film presentati ieri in concorso, gli animali brutalmente trucidati diventano la metafora eclatante di un sistema opprimente e crudele che si scaglia contro i più deboli. 
 
Nel primo è un universo di natura religiosa, un prete di provincia paga per i delitti brutali commessi in passato dalla Chiesa, nel secondo, esso è il risultato della frantumazione politico-ideologico-economica del sogno americano. 
 
Il dramma di Things People Do, di Saar Klein, montatore storico di Terrence Malick, all'esordio dietro la macchina da presa, è quello di un personaggio ordinario, l'intenso Wes Bentley, buonista, padre di famiglia e professionista infaticabile, che perso improvvisamente il lavoro diventa una sorta di ladro gentiluomo alla ricerca di un futuro migliore per sé e per i propri figli. 
 
E fino a qui si tratta di temi noti anche al grande cinema. Siamo nuovamente di fronte alle conseguenze generate dall’inattendibilità contemporanea di un modello di vita lineare, che seppur basato sulla triade, famiglia, lavoro, ambizione, finisce inequivocabilmente per creare dolore e frustrazione. Anche in Things people do, e qui il richiamo è a Il Grande Gatsby, c’è un gentiluomo malato di illusione che vede in una piscina nel mezzo del deserto, l’incarnazione materiale di un salto in avanti rispetto al proprio ceto sociale.
 
Tuttavia nel film di Klein la classica storia di ascesa e caduta si arricchisce di una sensibilità nuova e di un lavoro asfissiante sul personaggio, complice la bravura di Bentley, che non può non evocare lo stile malickiano. 
 
É un tratto imperfetto, a volte eccessivamente lento per un genere che vive del brivido dell’azione, del conturbante e del doppio, ma il dramma iperrealistico di Klein contamina il noir di una tenerezza originale e di un sentimento di alienazione che deriva dal racconto di una natura presente ma muta, bella e insieme imperscrutabile. 
 
Soprattutto, Things people do è un viaggio nella moralità intesa non come regola rigida ma come capacità filantropica di capire le ragioni aldilà dei dogmi. Si parte pieni di preconcetti su ciò che può essere considerato ammissibile e si finisce per essere d’accordo con il poliziotto esente da ogni tipo di giudizio che si limita a osservare ciò che le persone semplicemente fanno. 
 
E il merito di condurci in un viaggio sospeso fino all’identificazione e allo smantellamento delle certezze più radicate, è di un autore che seppur con tempi dilatati e qualche sbavatura, prova a contaminare le regole del genere di un originale respiro lirico. 
 
 
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