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L'ultima parola – La nostra recensione di Trumbo

Bryan Cranston nel ruolo di Dalton Trumbo in un film che denuncia la caccia alle streghe anti-comunista degli anni '50

L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo

12.02.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
La vecchia Hollywood sta tornando di prepotenza nelle menti e nei cuori dei registi americani. Ci stiamo preparando all'uscita di Ave, Cesare!, il nuovo film dei Coen che racconta gli anni dello Studio System in una commedia che ne mette alla berlina i difetti e ne celebra i pregi. Nel frattempo, però, L'ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo pone l'accento su un aspetto decisamente meno frivolo della storia di Hollywood: la caccia alle streghe anti-comunista che portò alla creazione della blacklist, la lista nera di autori e attori “filo-comunisti” (veri o sospettati che fossero) e dunque esclusi dall'industria cinematografica.



In particolare, ovviamente, si concentra sulla storia di Dalton Trumbo (Bryan Cranston a caccia del suo primo Oscar), sceneggiatore di spicco della Hollywood anni '40-'60, apertamente iscritto al Partito Comunista Americano e dunque oggetto di una feroce campagna denigratoria che risultò prima nel suo incarceramento, e poi nella sua cacciata dai vertici del cinema americano. Prima di tutto questo, Trumbo era stato infatti lo sceneggiatore più pagato di Hollywood: dopo, divenne uno scribacchino di serie B costretto a lavorare di nascosto, usando pseudonimi o prestanome. In mezzo, vinse pure due Oscar (per Vacanze romane e La più grande corrida) che gli furono riconosciuti solo molto tempo dopo.

Si tratta di una tipica storia di caduta e risalita come il cinema americano ama raccontare. Il regista Jay Roach viene dalla commedia e non rinuncia, per fortuna, al tocco leggero. Anche se quello di Trumbo fu un calvario personale non da poco, Roach sceglie di sfruttarne l'umorismo e il carisma (che non manca nemmeno all'interprete principale) per non far cadere mai il film nei facili sentimentalismi e tenere la retorica a bada. Il problema, se mai, sta in una eccessiva semplificazione del conflitto tra conservatori e progressisti a Hollywood: gente come John Wayne e Hedda Hopper (interpretata da Helen Mirren) viene ridotta a pura macchietta, personaggi meschini e codardi contrapposti ai virtuosi liberali. Per carità, di sicuro avevano i loro lati oscuri, ma questo vale sia per una parte che per l'altra. Sarebbe stato molto più interessante esplorare in maniera più approfondita la questione delle purghe anti-comuniste, ma non è quello che interessa a Roach: lui vuole modellare la parabola della vita di Trumbo nella perfetta rappresentazione del sogno americano – e, di certo, farlo con un protagonista dichiaratamente comunista è già di per sé un'impresa.



Il film ha una tesi semplice: potrò anche non essere d'accordo con le tue idee, ma darei la vita perché tu possa professarle. È questo il principio della democrazia, tolto il quale ci sono solo i campi di concentramento. Roach esprime questo concetto in maniera chiara, senza appesantire il film con inutili sproloqui ma, al contrario, mantenendo alto il ritmo grazie a una discreta dose di humour. In ambito biopic, è stato fatto di peggio.

L'ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo è distribuito in Italia da Eagle Pictures.