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L'occhio della madre: Milano Calibro 9

Nel nostro secondo appuntamento con i capolavori del cinema popolare, parliamo di un grandissimo noir all'italiana, precursore del genere poliziottesco

Milano Calibro 9 - Gastone Moschin, Barbara Bouchet

11.05.2011 - Autore: Marco Triolo
Li amiamo come figli, e li amiamo ancora di più perché tante volte vengono bistrattati. Sono i classici del cinema popolare che tratteremo in questa rubrica, guardandoli con l'affettuoso “Occhio della madre”.

Oggi, parliamo di un film che, in anni recenti, è stato per fortuna rivalutato anche da certa critica “ufficiale”: il primo capitolo della Trilogia della Mala di Fernando Di Leo, “Milano Calibro 9” (1972).

Gastone Moschin è Ugo Piazza

La trama: Dopo tre anni di carcere, Ugo Piazza esce di prigione. Alle calcagna si ritrova immediatamente gli sgherri dell'Americano, guidati dal violento Rocco Musco. Il boss lo cerca perché lo ritiene responsabile della sparizione di trecentomila dollari durante una transazione. Come se non bastasse, anche la polizia lo tiene d'occhio. Ugo si rimette in contatto con la sua vecchia fiamma Nelly, e con gli amici Don Vincenzo e Chino, e tenta di stare lontano dai guai, professandosi sempre innocente...

La leggendaria lap dance di Barbara Bouchet

Perché è un cult: Perché ha praticamente inventato il filone del poliziottesco all'italiana, pur non facendone parte. C'è chi potrebbe obbiettare che il primo, vero poliziottesco sia stato “La polizia ringrazia” di Steno, ma è indubbio che la regia sincopata, la colonna sonora progressive, il ritratto dei criminali e il conflitto tra il commissario di destra e il suo collega progressista siano precursori di tutto un milieu cinematografico che troverà fortuna nel decennio seguente. E poi, Fernando Di Leo, adattando liberamente una serie di spunti dai racconti di Giorgio Scerbanenco, coniuga in un'ambientazione tutta italiana un genere, il noir, che è sempre stato poco frequentato da noi, ispirandosi anche al polar francese di Jean-Pierre Melville. Il tutto avvalendosi di un cast spettacolare in cui spiccano l'intenso Gastone Moschin (Ugo), il focoso Mario Adorf (Rocco), la bellissima e sensuale Barbara Bouchet (Nelly) e il leggendario Philippe Leroy (Chino). In ruoli di contorno, ci sono poi Frank Wolff, Luigi Pistilli, Ivo Garrani e Lionel Stander. Una galleria di volti che avrebbero popolato il genere nascente negli anni successivi.

...il cappello ti devi levare!

La scena da non perdere: Accompagnata dall'epica colonna sonora di Luis Bacalov, eseguita dagli Osanna, la sequenza d'apertura con lo scambio dei dollari, ambientata in una nebbiosa mattina milanese, è un'introduzione perfetta al grigio mondo urbano ideato da Scerbanenco, popolato di figure tanto feroci quanto solitarie e disperate.

L'aneddoto: Sei anni più tardi, Di Leo avrebbe realizzato una sorta di remake di “Milano Calibro 9”, intitolato “Diamanti sporchi di sangue” e ambientato a Roma. Claudio Cassinelli prende il posto di Moschin, Martin Balsam quello di Lionel Stander, mentre Barbara Bouchet interpreta praticamente lo stesso personaggio.

La battuta clou: “Tu, quando vedi uno come Ugo Piazza, il cappello ti devi levare! Il cappello ti devi levare! Il cappello ti devi levare!” - Rocco (Mario Adorf).