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L'occhio della madre: Il giorno degli zombi

Parte la nostra nuova rubrica dedicata ai cult vecchi e nuovi, italiani e internazionali. E iniziamo con un film di Romero troppo spesso ignorato

Il giorno degli zombi - Lori Cardille

07.04.2011 - Autore: Marco Triolo
Dopo Lost Pizzas, diamo il via a un'altra nuova rubrica, L'occhio della madre. I più attenti avranno già capito il significato del titolo: non ci riferiamo tanto al capolavoro di Sergej M. Ejzenstejn, “La corazzata Potemkin”, quanto al ruolo di quest'ultimo nel capolavoro di Luciano SalceIl secondo tragico Fantozzi”. Ve lo ricordate? Bene, perché da lì partiremo noi. L'occhio della madre è appunto una rubrica dedicata ai nostri cult, sia italiani che stranieri, sia di serie B che di serie A. Ad accomunarli, oltre alla nostra passione, anche il loro status “ufficiale” di prodotti puramente commerciali o di valore inferiore: è nostra intenzione valutarli con occhio clinico per rendervi partecipi di un'ammirazione che, non riuscendo a contenere, abbiamo dovuto riversare sulla tastiera del nostro computer. Oggi partiamo con un film che soffre il confronto con un predecessore troppo illustre, ma che vale quanto esso o forse di più: “Il giorno degli zombi” (1985) di George A. Romero.

Lori Cardille e gli scienziati del film

La trama:Il giorno degli zombi” prosegue cronologicamente la saga dei morti viventi di Romero. Sono passati diversi anni, ormai, dagli eventi de “La notte dei morti viventi” e “Zombi”, e la terra è stata invasa da orde di morti che camminano, una piaga impossibile da debellare perché non si può uccidere ciò che è già morto. Ma in una base sotterranea, popolata da civili e militari, uno scienziato sta cercando di addomesticare gli zombie. Il problema è che gli umani sembrano ancora più ottusi dei morti, e non riescono a mettere da parte le loro stupide faide nemmeno in faccia all'apocalisse.

Bub, lo zombie domestico

Perché è un cult: Perché è il più cupo, disperato, angosciante e disturbante capitolo dell'originale trilogia di Romero, un capolavoro costruito su una sceneggiatura solida che mette coraggiosamente in secondo piano gli zombie (non è che manchino, sia chiaro!) per concentrarsi su una serie di umani ripugnanti. Inizia così una sorta di cambio di prospettiva che Romero avrebbe adottato nei film successivi: il vero male del mondo siamo noi, gli uomini, sempre divisi, incapaci di vedere al di là dei nostri meschini interessi e ossessioni. Nel frattempo, i morti hanno ereditato la terra marciando uniti, e se la sono meritata. Un punto di vista agghiacciante e lucidissimo, narrato con ferocia e supportato dagli incredibili (ancora oggi) effetti gore di Tom Savini e Greg Nicotero. “Zombi”, il film precedente, ha segnato maggiormente la cultura popolare grazie alla produzione di Dario Argento e alle musiche dei Goblin, ma “Il giorno degli zombi” gli tiene testa alla grande.

Il viscido capitano Rhodes

La scena da non perdere: Il folle capitano Rhodes (Joseph Pilato, foto sopra) incontra il suo destino quando, nel tentativo di abbandonare la base, finisce tra le braccia di un'orda di famelici zombie, che procedono a dilaniarne le carni con un effetto tremendamente realistico. Il grido di dolore di Rhodes, che finisce soffocato in un acuto stridio quando la sua trachea viene mozzata, è ancora oggi uno dei momenti più raggelanti del cinema horror.

L'aneddoto:
Le numerose comparse che interpretano gli zombie furono scelte tra gli abitanti di Pittsburgh, dove è stata girata buona parte del film. Fu data la precedenza a chi aveva già lavorato nei precedenti capitoli (tutti girati nella città della Pennsylvania), e le comparse vennero ricompensate con un dollaro e un berretto che diceva “Ero uno zombie in Day of the Dead”.

La battuta clou: “Noi siamo stati puniti dal Creatore. Ci ha lanciato una specie di maledizione, affinché potessimo vedere... com'è fatto l'inferno!” - John (Terry Alexander).