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Locarno: Love Island, l'isola dell'amore libero

Una commedia su amore e felicità nell'epoca del tramonto della famiglia tradizionale

Love Island

09.08.2014 - Autore: Marco Triolo, da Locarno
“Con questo film volevamo parlare di cosa sia l'essenza della famiglia e mettere in discussione il sistema tradizionale. Venendo da un Paese in cui tre popoli non sono riusciti a mettersi d'accordo per convivere, per noi era importante dire: non vogliamo che il nostro mondo sia limitato. Vogliamo aprirci agli altri, re-inventare la solidarietà per il mondo di oggi”. Queste sono parole pronunciate da Jasmila Zbanic, autrice di Love Island, co-produzione tra Croazia, Germania, Bosnia-Erzegovina e Svizzera che ha conquistato Locarno con la forza dei buoni sentimenti, ma con una carica sovversiva inedita.

Love Island racconta di una coppia di sposi, lui bosniaco (Ermin Bravo), lei francese (Ariane Labed), in vacanza sull'Adriatico. Lei, Liliane, è incinta di una bambina. La loro vita apparentemente perfetta è scossa dal terzo incomodo, Flora (Ada Condeescu), ex-amante di Liliane. Mentre le due donne si riavvicinano (e lui, Grebo, cova un'attrazione per l'amante della moglie), le cose si complicano. Ma basta un passo indietro per vedere la situazione d'insieme e capire che tutte le gelosie e i rancori provengono solo da una visione limitata e all'antica: superata quella, tutto è destinato a filare liscio.

Questo per lo meno è il messaggio che intende comunicare la Zbanic, insieme al co-sceneggiatore Aleksandar Hemon. Purtroppo il film si arena dopo una partenza brillante, per riprendersi solo nel finale. Tutto è giocato sui classici luoghi comuni del triangolo amoroso, e questo causa un corto circuito tra intenzioni e risultato: è davvero difficile parteggiare per l'amore libero quando – sessi a parte – ci troviamo solo di fronte a una storiella di tradimenti a volte anche un po' meschina.

A sollevare il tutto ci pensano alcune idee – come l'inclusione di canzoni e numeri musicali, qualche gag tutto sommato riuscita e la presenza di un divertito Franco Nero, che la regista definisce “una leggenda” e un “lavoratore instancabile” – e le interpretazioni, specialmente quella di Ermin Bravo (nomen omen). Ma la caduta di ritmo centrale e qualche buona idea giostrata in maniera confusa fanno di Love Island un film riuscito solo a metà. Nonostante ciò, si tratta di un buon candidato al premio del pubblico del Festival di Locarno.