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L’uomo di neve, recensione: un thriller da sabato pomeriggio su Italia 1

Harry Hole è un detective meno controverso dell’originale in un film senza grandi sorprese (se non per un disturbante Val Kilmer)

L'uomo di neve

L'uomo di neve

12.10.2017 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Il fatto è che per il film L’uomo di neve – trasposizione dell’omonimo romanzo di Jo Nesbø, il settimo all’interno della saga di Harry Hole – ci si aspettava un thriller di atmosfere più crudo e in linea con quello stile di scrittura noir-nordica fatta di realismo, orrore e antieroi e dove la maestosità della natura, potente e indifferente verso gli uomini e i loro destini, è in qualche modo parte integrante della storia.

Invece il thriller diretto dal regista svedese de La talpa Tomas Alfredson, sembra essere più un’operazione di adattamento tra gli aspetti peculiari del romanzo e i desideri del grande pubblico. Un’azione creativa condotta con lo scopo di evitare azzardi eccessivi che tuttavia dimentica quasi tutte le caratteristiche originali della saga. Altrimenti non si comprende perché sia stata giudicata come ottima la mossa di fare sullo schermo una versione meno respingente dell’antieroe spilungone di Oslo Harry Hole, con un Fassbender che ne interpreta una variante da macho dal fisico imponente e palestrato.



La pellicola quindi si prende parecchie libertà rispetto al romanzo e invece di asciugare la trama e far sobbalzare sulla sedia lo spettatore per l’orrore di un mistero che si dipana, fa in modo di virare a tratti verso l’horror fantasy senza però mai terrorizzarci veramente. E noi che ci aspettavamo un thriller diverso dal solito rimaniamo un po’ insoddisfatti. Ciò che abbiamo di fronte non è infatti la traduzione cinematografica di un movimento letterario che viene dal Nord Europa, dal freddo e dal profondo di una cultura contraddittoria che non smettiamo di ammirare per l’efficienza dello Stato Sociale ma che allo stesso tempo ci fa orrore per come è stata in grado di produrre storture come Anders Behring Breivik. Qui piuttosto ne vediamo una sua incarnazione meno dark. L’uomo di neve non è nemmeno un brutto film, semmai parliamo di cattivo adattamento, nel suo essere un thriller ‘classico’ non particolarmente avvincente dal punto di vista della suspense. Probabile che molto dipenda dalla volontà del regista e degli sceneggiatori di trascurare le caratteristiche uniche del romanzo in favore di un prodotto più canonico. Di conseguenza la scelta di dare grande spazio nel film al tema della paternità e della genitorialità appare come una specie di tassa da pagare per cancellare sia le malefatte di Hole sia più in generale per dare sostegno a un’operazione condotta per edulcorare la spietatezza della storia e certe brutture morali del suo personaggio.



Fassbender comunque svetta anche se finto smunto, i ruoli femminili della Ferguson e della Gainsbourg sono invece meno incisivi, mentre Val Kilmer interpreta forse il personaggio maschile che più si avvicina allo spirito disturbante del romanzo. Il racconto alla fine tiene, ma usciti dalla sala si rimane ossessionati e turbati per qualche minuto o poco più. Tutto il contrario di quanto chiederesti a un buon thriller di atmosfere come questo.

L'uomo di neve, in uscita il 12 ottobre, è distribuito da Universal Pictures.