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Le origini di Leatherface e del cult del 1974 - La recensione

Non un anello 'mancante' all'interno della saga, ma un buon slasher movie coerente con il suo spirito.

15.09.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Abbiamo appena visto con l'ennesimo Amityville - Il risveglio - quanto il supposto rispetto di una saga e dei suoi personaggi e ambientazioni finisca per rivelarsi controproducente, anche nei confronti degli stessi spettatori cui ci si rivolge. Desiderosi, sicuramente, di ritrovare certe dinamiche ed emozioni, ma anche di essere sorpresi, o spaventati, 'come fosse la prima volta'. Il Leatherface di Alexandre Bustillo e Julien Maury sembra invece capace di svincolarsi da queste logiche, forse anche grazie al soggetto di quello stesso Tobe Hooper responsabile di Non aprite quella porta e del suo sequel (oltre che di una serie di intriganti e divertenti classici, da Poltergeist a The Mangler, da Space Vampires a Quel motel vicino alla palude)…



Poter contare sullo sguardo del Creatore non è un vantaggio da poco per i due quarantenni (registi di una serie di horror francofoni e di un episodio di ABCs of Death 2), che riescono a uscire da cornici troppo anguste sfruttando le possibilità concesse dalla storia originaria e muovendo le loro pedine su una scacchiera più ampia e luminosa. L'attenzione a evitare di ridursi in angoli bui e sotterranei angusti ci regala un massacro a 360 gradi, tra istituti psichiatrici e roulotte isolate, ma soprattutto lungo tutta una vita. Quella, ovviamente, di 'Jed' Sawyer, futuro Leatherface, seguito sin dai suoi primi anni - e nell'abitudine, anche familiare, a nascondersi il volto - e con scelte cinematograficamente interessanti, come quella di osservare spesso l'azione dal basso, idealmente dal punto di vista di un giovanissimo costretto a crescere in una normalità piuttosto particolare…



La caccia all'uomo (o alla donna), l'utilizzo della luce naturale, lo spostamento narrativo del personaggio del poliziotto fuorilegge, il diverso sfruttamento di canoni abituali, a partire dalla stessa rilettura del quintetto classico di questo tipo di film (i soliti tre ragazzi e due ragazze), sono componenti di una mancanza di rispetto che prosegue con una certa coerenza e cura sino alla dovuta e inevitabile conclusione. Sulla quale - sola - converrà non basare il giudizio finale, quanto piuttosto sui momenti precedenti, a loro modo malati e affettuosi insieme e - quelli sì - in grado di dare un senso alla promessa Origin Story, ancor più del vero e proprio 'battesimo' che potrebbe lasciare adito a fraintendimenti.


Leatherface, in sala dal 14 settembre, è distribuito da M2 Pictures