
Il risultato è un dramma politico girato come un thriller, in cui ad ogni azione corrisponde una reazione solitamente tremenda, e in cui ogni personaggio gioca con gli altri come se fossero pedine in un'enorme scacchiera. In particolare citiamo Paul Giamatti, maestro manipolatore dall'aspetto quasi dimesso ma che nasconde un cinismo senza precedenti. Un cinismo che, inizialmente, sembra invece non intaccare per nulla il giovane Stephen Myers (Ryan Gosling), che guida la campagna del candidato alla presidenza Mike Morris (Clooney) sotto l'esperta supervisione di Paul Zara (Philip Seymour Hoffman). Stephen ha visto già tante campagne elettorali, pur avendo solo trent'anni, ma ancora è un idealista che antepone ciò che ritiene giusto al semplice guadagno personale. Ma sta per scoprire quanto sordido possa essere quel mondo.

Quando si avvia alla conclusione e le trame si chiudono, incastrandosi come uno stupendo meccanismo ad orologeria, “Le idi di marzo” cala la maschera e si palesa in tutta la sua agghiacciante, sconvolgente onestà. Clooney ha detto che con questo film voleva parlare soprattutto di morale, ma è innegabile che, anche a livello politico, si aprano scenari inquietanti. Lasciando però più domande insolute che risposte, Clooney evita anche la trappola del qualunquismo, del “tanto sono tutti uguali”. Standing ovation per tutto il cast: Hoffman, Giamatti, Marisa Tomei ed Evan Rachel Wood danno il massimo, ma Gosling ruba la scena a tutti. Il suo Stephen emana un'intensità capace di oscurare i pur ottimi colleghi, e non stupirà vederlo gareggiare agli Oscar 2012 come miglior attore.

Gli ideali finiscono fuori dalla finestra, la lealtà è un sentimento vecchio e gli amici sono pronti a pugnalarti alle spalle: proprio come in quel lontano giorno del 44 a.C., quando la democrazia imparò la sua prima, sanguinaria lezione.
“Le idi di marzo”, in uscita il 16 dicembre, è distribuito in Italia da 01.
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Il trailer
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