Terrence Malick, l’artista dei sospiri, il regista che sa come entrare prepotentemente in inquadratura usando sempre una prospettiva molto personale sulle cose, è tornato. Con Song to Song, Malick di nuovo racconta un tema a lui molto caro, la complessità dei rapporti amorosi, ossia come uomini e donne si prendono e si lasciano, amano e soffrono, e dove nessuna dimensione è esclusa, passione, tradimento e violenza, secondo uno schema e un indirizzo estetico già esplorato in film precedenti come To the Wonder. Questa volta però il regista è riuscito a mescolare l’espressione dell'amore nelle sue tante forme, con un nuovo inedito personaggio, la musica, e a farci fare la conoscenza di un ulteriore altro intruso: la città di Austin.
Song to Song segue quattro personaggi principali e i loro battiti del cuore, tra tribolazioni, momenti di gioia e profonde crisi. Sono BV (Ryan Gosling), Faye (Rooney Mara), Cook (Michael Fassbender) e Rhonda (Natalie Portman). Intorno alle sofferenze e ai palpiti dei quattro amanti, dove il personaggio di Cook è incubo e oscurità quanto gli altri rappresentano luce e positività, Malick costruisce un film fluttuante, accattivante, che conferma ancora una volta la forza del connubio creativo con il direttore della fotografia Emmanuel Lubezki.
Sarebbe il solito affascinante Malick, che ci porta con leggerezza nella girandola di inquadrature perfette, di sospiri, di emozioni vivide e intime, se non fosse che l’elemento musicale e l’esplorazione del profilo della città di Austin, vitale e centrale per lo sviluppo della musica contemporanea, aggiungono un contesto nuovo alla tradizionale poesia di Malick, anche un ritmo più contemporaneo, oltre a fare da diverso spunto visivo per il suo stile registico innovativo. Con Song to Song ci muoviamo nella folla sudata dei grandi concerti rock, nei camerini, o retropalco, dove attendono e transitano i performer, osservandone l’adrenalina, la bellezza, la cura estetica.
È un elemento nuovo per il cinema di Malick, una prospettiva diversa, che a tratti sconfina nel genere documentaristico e inoltre rinforzata dalla presenza di veri musicisti popolari nei panni di loro stessi, come Flea dei Red Hot Chili Peppers e Patti Smith. Questa scelta permette al cinema di Malick di farsi un po’ meno etereo e un po’ più glamour.
Tra giubbotti di pelle, sguardi d’amore, voci fuori campo, ritroviamo il classico pensiero del regista sulla contemporaneità delle relazioni amorose, una sua visione su come raccontarle, insieme però a una grinta nuova, maggiormente capace di attrarre quel pubblico che di certo non lo ama incondizionatamente. Quindi da una parte il solito Malick, molto criptico, quasi fastidioso specialmente per chi è abituato alla linearità del tempo filmico, dall’altra il Malick nuovo, il regista che prova a dire qualcosa in più e a fare del suo pensiero un elemento meno fluttuante ma più legato alla descrizione di un contesto reale.
Tuttavia, per fare un’apologia di Malick, alla fine il bilancio è quello di uno stile che torna in Song to Song con gli stessi pregi e difetti di sempre. È il suo modo di fare arte e c’è chi lo ama anche per questa sorta di orgoglio indefesso con il quale da anni porta avanti il suo cinema, difficile, non per tutti, ma sempre capace di un’intensa magia che conquista l’animo.
Song to Song, in uscita il 10 maggio, è distribuito da Lucky Red.
Song to Song segue quattro personaggi principali e i loro battiti del cuore, tra tribolazioni, momenti di gioia e profonde crisi. Sono BV (Ryan Gosling), Faye (Rooney Mara), Cook (Michael Fassbender) e Rhonda (Natalie Portman). Intorno alle sofferenze e ai palpiti dei quattro amanti, dove il personaggio di Cook è incubo e oscurità quanto gli altri rappresentano luce e positività, Malick costruisce un film fluttuante, accattivante, che conferma ancora una volta la forza del connubio creativo con il direttore della fotografia Emmanuel Lubezki.
Sarebbe il solito affascinante Malick, che ci porta con leggerezza nella girandola di inquadrature perfette, di sospiri, di emozioni vivide e intime, se non fosse che l’elemento musicale e l’esplorazione del profilo della città di Austin, vitale e centrale per lo sviluppo della musica contemporanea, aggiungono un contesto nuovo alla tradizionale poesia di Malick, anche un ritmo più contemporaneo, oltre a fare da diverso spunto visivo per il suo stile registico innovativo. Con Song to Song ci muoviamo nella folla sudata dei grandi concerti rock, nei camerini, o retropalco, dove attendono e transitano i performer, osservandone l’adrenalina, la bellezza, la cura estetica.
È un elemento nuovo per il cinema di Malick, una prospettiva diversa, che a tratti sconfina nel genere documentaristico e inoltre rinforzata dalla presenza di veri musicisti popolari nei panni di loro stessi, come Flea dei Red Hot Chili Peppers e Patti Smith. Questa scelta permette al cinema di Malick di farsi un po’ meno etereo e un po’ più glamour.
Tra giubbotti di pelle, sguardi d’amore, voci fuori campo, ritroviamo il classico pensiero del regista sulla contemporaneità delle relazioni amorose, una sua visione su come raccontarle, insieme però a una grinta nuova, maggiormente capace di attrarre quel pubblico che di certo non lo ama incondizionatamente. Quindi da una parte il solito Malick, molto criptico, quasi fastidioso specialmente per chi è abituato alla linearità del tempo filmico, dall’altra il Malick nuovo, il regista che prova a dire qualcosa in più e a fare del suo pensiero un elemento meno fluttuante ma più legato alla descrizione di un contesto reale.
Tuttavia, per fare un’apologia di Malick, alla fine il bilancio è quello di uno stile che torna in Song to Song con gli stessi pregi e difetti di sempre. È il suo modo di fare arte e c’è chi lo ama anche per questa sorta di orgoglio indefesso con il quale da anni porta avanti il suo cinema, difficile, non per tutti, ma sempre capace di un’intensa magia che conquista l’animo.
Song to Song, in uscita il 10 maggio, è distribuito da Lucky Red.