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La recensione di Disobedience, Rachel Weisz e Rachel McAdams si ribellano alla religione, all’eterosessualità e alla monogamia 

Il premio Oscar per La donna fantastica non abbandona il divertimento per personaggi femminili ironici e controcorrente, basta avere pazienza che il film si accenda 

Disobedience

Disobedience

11.10.2018 - Autore: Alessia Laudati
In questi tempi in cui ogni pensiero alternativo diventa facilmente un pensiero radicale, estremizzato e polarizzato, rileggere Disobbedienza, il primo romanzo di Naomi Alderman ripubblicato in una nuova edizione dopo il successo di Ragazze elettriche e guardare la traduzione cinematografica che ne fa Sebastián Lelio, significa convincersi del fatto che ogni ribellione sociale e culturale, persino religiosa, non può che essere un equilibrio tra tradizione e innovazione, tra rifiuto del superfluo e mantenimento delle proprie radici. Come l’ossessione della protagonista del libro nel volersi riappropriare a tutti i costi dei candelabri materni simbolo del posto da cui viene nonostante tutto. Della storia di una giovane donna ebrea ortodossa, Ronit (Rachel Weisz) figlia di un ‘rav’ - un rabbino particolarmente illuminato e importante - emigrata a New York per scappare all’atmosfera opprimente della comunità osservante di Hendel e della sua passione omosessuale con Esti (Rachel McAdams) a sua volta sposata con il rabbino Dovid (l’attore italo-americano Alessandro Nivola), il regista cileno accentua il discorso erotico e sessuale e allo stesso tempo mantiene vivo l’umorismo del personaggio di Ronit.

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È una scelta benedetta perché la verve del personaggio letterario, un’autoesiliata che con l’alibi della lontananza fisica può prendere in giro le differenze tra ebrei americani e ebrei inglesi, ben si incontra con la stramberia di una Rachel Weisz che non ricordiamo di aver recentemente visto così tanto provocatoria e poco addomesticata. La potenza e l’ingombranza della sua chioma selvaggia sono usate nel film come intuizione pura e come arma di libertà sbattuta in faccia a una comunità di donne che indossano la parrucca come regola di ogni relazione interpersonale. 
 
Nel film la relazione omosessuale tra le due donne è centrale molto più che nel libro, di cui il regista non dimentica di sottolineare anche il tema della ribellione rispetto al dogma religioso, ed è concentrata in un’intera scena di sesso esplicita che ha il valore di raccontare la libertà sessuale senza quel difetto di oscurantismo - quel suggerire invece che mostrare - che spesso nelle storie saffiche al cinema viene preferito alle immagini più realistiche e manifeste. Lelio invece infrange il tabù; è un regista troppo onesto e amante delle donne per nascondersi qualcosa di così essenziale che riguarda il loro mondo. 

 
Il regista e co-sceneggiatore, persino lontano dal calore del suo Sudamerica colorato e vivace e adottando una fotografia british e autunnale che di certo non gli appartiene, ci restituisce l’ardore del personaggio di Ronit e tutto il suo spirito irriverente. Mentre purtroppo la passione tra le due donne, salvo quando si arriva alla scena di sesso esplicita, si accende di una combustione che arriva con molta lentezza e che richiede pazienza e fiducia. Forse questa imperfezione rispecchia la scelta non fortunatissima di concentrarsi più su questo rapporto omosessuale che sui tanti elementi di ‘ribellione’ contenuti nel libro; qui più sullo sfondo. Non si poteva fare tutto insomma, ma già si è fatto molto per adattare al cinema una storia piena di rigagnoli e prospettive diverse. 
 
Disobedience in uscita il 25 ottobre 2018 è distribuito da Cinema. 
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