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La recensione di Civiltà perduta: James Gray e Charlie Hunnam alla ricerca dell'El Dorado 

Il protagonista di King Arthur e il regista di The Immigrant ci portano in un mondo diverso... e in Amazzonia.

27.06.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
È Charlie Hunnam il folle, ossessionato, esploratore britannico Percy Fawcett; dopo averlo ammirato nel Re Artù del King Arthur di Guy Ritchie (e prima, star di Pacific Rim e Crimson Peak per Guillermo del Toro), rieccolo in gran forma nell'interpretazione del protagonista del Civiltà perduta di James Gray. Una storia d'avventura d'altri tempi, anche come racconto, che nonostante il tocco inconfondibile del regista di Little Odessa e Two Lovers e più che sulle affascinanti ambientazioni amazzoniche (in realtà colombiane) conta molto sulla vena dell'attore britannico. 



Forse troppo statuario, nelle sue convinzioni e precetti, ma attenzione che un gusto moderno ed emancipato non influenzi il rispetto al personaggio e alla sua epoca, al centro di una ammirevole opera di ricostruzione. Che dalle frustrazioni - più o meno esplicite - iniziali trasforma il nostro eroe e la spinta alla base della sua impresa da una generica necessità di riconoscimento sociale in una esigenza molto più privata e intima di espiazione e gratificazione, con un - comune a entrambe - bisogno di realizzazione personale e familiare.



E ci voleva Gray, con la sua abitudine alle ambiguità e debolezze umane, a rendere possibile la coesistenza di cosi diverse anime, di qua e di là dell'Oceano: cervellotiche e combattute, combattive e idealiste. Quelle in fondo che verosimilmente mossero il vero Fawcett nelle sue missioni, fino all'ultima, in compagnia del figlio. Fino alla definitiva riabilitazione di sé e del suo nome.



Un motivo forse distante dalla nostra sensibilità, ma che gli stralci da 'Period Drama' messi in scena rendono accettabile. Insieme a scelte narrative a tratti piuttosto scolastiche, e a uno sviluppo affidato più alla 'Storia Vera' che a elementi come il pathos e la sorpresa, sostanzialmente latitanti. Ma tutto risulta ampiamente compensato dalla cura nei costumi e nella direzione artistica, nella tensione umana tra i soggetti sottoposti a pressioni psicologiche e ambientali rese condivisibili con grande perizia e agli aspetti più antropologici e naturalisti della cornice scelta, spesso talmente imponente da rubare la scena agli attori.

Civiltà perduta, in sala dal 22 giugno 2017, è distribuito da Eagle Pictures