Il pupillo di Quentin Tarantino è un cineasta molto abile. Conosce bene la materia, i mestieri del cinema, riesce a gestire una megaproduzione sotto tutti gli aspetti. Robert Rodriguez non sta solo dietro la macchina da presa, ma fa anche il direttore della fotografia, l’art director, il montatore… Cerca di dar vita a nuovi mondi, pescando a piene mani dal passato e ispirandosi a un certo intrattenimento anche di serie Z. In Alita – Angelo della battaglia torna a confrontarsi con l’universo dei fumetti.
Si ispira all’omonimo manga di Yukito Kishiro, ma abbandona il bianco e nero di Sin City per lanciarsi in un 3D iperbolico dalle tinte accese. Il punto di partenza è sempre di stampo postmoderno, futuristico e dilaniato, dove la fiducia nell’umanità è morta e regnano violenza e cinismo. Ma non manca la love story formato young adult, politicamente corretta, che strizza l’occhio al grande pubblico e mescola Blade Runner con Rollerball, passando da Ghost In The Shell e RoboCop (forse anche Matrix?).
L’atmosfera richiama C’era una volta in Messico, si respira qualcosa di Dal tramonto all’alba, e l’estetica è figlia del geniale Ready Player One di Steven Spielberg. Citazionismo sfrenato, ricattatorio, che utilizza modelli preimpostati per andare sul sicuro. Si vorrebbe un sapore diverso, un cenno di novità, ma la ricetta non offre niente di appetitoso e sa di minestra riscaldata.
Produce e scrive James Cameron (con Laeta Kalogridis), dirige Rodriguez: coppia vincente sulla carta, ma un po’ meno nel risultato. L’attenzione è tutta focalizzata sull’indigestione di digitale, sugli effetti visivi costruiti (e si vede) in laboratorio. Questo mondo post-apocalittico che si srotola davanti ai nostri occhi a tratti abbaglia, spesso incuriosisce, ma la magia evapora in fretta perché la storia (?) va avanti tra brusche sterzate, continui capovolgimenti di fronte, e il film sembra una serie televisiva condensata in due ore.
Leggi anche: i film di Quentin Tarantino
La scritta The End non arriva mai, ci sono almeno sei o sette finali montati uno dietro l’altro, che mettono a dura prova anche gli animi bendisposti. Due mondi, ancora una volta, quello di sopra e quello di sotto. Racconto di due città: la prima ricchissima, desiderata da tutti, sfrutta i disperati per sopravvivere. La seconda è lacerata, polverosa, a metà strada tra il selvaggio West e una discarica. La legge è quella solita della strada, i cacciatori di taglie sono in cima alla catena alimentare, e le scazzottate spaccherebbero una montagna.
Rodriguez mette in scena una violenza sopra le righe, puntando sul grand guignol pieno di ruggine e bulloni. Il sangue non si vede, ma torna alla mente Planet Terror. Intanto Alita si trasforma in un’eroina da videogioco, che affronta nemici sempre più letali e acquista upgrade per essere più potente. Rivolto a teenager, appassionati, e a chi pensa che la fantascienza sia un giocattolone pieno di buoni sentimenti e poca sostanza. Ma c’è speranza di rivedere un giorno cose che voi umani…?
Il film uscirà nelle sale il 14 febbraio distribuito da 20th Century Fox.
Scopri tutti i film di Robert Rodriguez
Si ispira all’omonimo manga di Yukito Kishiro, ma abbandona il bianco e nero di Sin City per lanciarsi in un 3D iperbolico dalle tinte accese. Il punto di partenza è sempre di stampo postmoderno, futuristico e dilaniato, dove la fiducia nell’umanità è morta e regnano violenza e cinismo. Ma non manca la love story formato young adult, politicamente corretta, che strizza l’occhio al grande pubblico e mescola Blade Runner con Rollerball, passando da Ghost In The Shell e RoboCop (forse anche Matrix?).
L’atmosfera richiama C’era una volta in Messico, si respira qualcosa di Dal tramonto all’alba, e l’estetica è figlia del geniale Ready Player One di Steven Spielberg. Citazionismo sfrenato, ricattatorio, che utilizza modelli preimpostati per andare sul sicuro. Si vorrebbe un sapore diverso, un cenno di novità, ma la ricetta non offre niente di appetitoso e sa di minestra riscaldata.
Produce e scrive James Cameron (con Laeta Kalogridis), dirige Rodriguez: coppia vincente sulla carta, ma un po’ meno nel risultato. L’attenzione è tutta focalizzata sull’indigestione di digitale, sugli effetti visivi costruiti (e si vede) in laboratorio. Questo mondo post-apocalittico che si srotola davanti ai nostri occhi a tratti abbaglia, spesso incuriosisce, ma la magia evapora in fretta perché la storia (?) va avanti tra brusche sterzate, continui capovolgimenti di fronte, e il film sembra una serie televisiva condensata in due ore.
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La scritta The End non arriva mai, ci sono almeno sei o sette finali montati uno dietro l’altro, che mettono a dura prova anche gli animi bendisposti. Due mondi, ancora una volta, quello di sopra e quello di sotto. Racconto di due città: la prima ricchissima, desiderata da tutti, sfrutta i disperati per sopravvivere. La seconda è lacerata, polverosa, a metà strada tra il selvaggio West e una discarica. La legge è quella solita della strada, i cacciatori di taglie sono in cima alla catena alimentare, e le scazzottate spaccherebbero una montagna.
Rodriguez mette in scena una violenza sopra le righe, puntando sul grand guignol pieno di ruggine e bulloni. Il sangue non si vede, ma torna alla mente Planet Terror. Intanto Alita si trasforma in un’eroina da videogioco, che affronta nemici sempre più letali e acquista upgrade per essere più potente. Rivolto a teenager, appassionati, e a chi pensa che la fantascienza sia un giocattolone pieno di buoni sentimenti e poca sostanza. Ma c’è speranza di rivedere un giorno cose che voi umani…?
Il film uscirà nelle sale il 14 febbraio distribuito da 20th Century Fox.
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