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La recensione de Il libro di Henry: tra dramma e thriller, è una piccola delusione

Il terzo film di Colin Trevorrow, regista di Jurassic World, non riesce mai a sfruttare fino in fondo le ottime premesse

Il libro di Henry

25.11.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
La parabola registica di Colin Trevorrow è stata, finora, davvero peculiare. Ha debuttato nel 2012 con il film di fantascienza indie Safety Not Guaranteed, per poi passare subito a dirigere un blockbuster come Jurassic World e infine, come opera terza, un indefinibile ibrido tra dramma famigliare e thriller con Il libro di Henry. Di certo si è dimostrato eclettico, ma non sempre eclettismo e talento vanno a braccetto.

 
Il libro di Henry conferma che Trevorrow ha delle ottime idee ma non le sa sfruttare fino in fondo per produrre qualcosa di realmente memorabile. Ce ne eravamo accorti già con i suoi primi due film: Safety Not Guaranteed parte con un interessante approccio al filone dei viaggi nel tempo ma finisce per spegnersi inseguendo tutti i possibili cliché dell'indie americano. Con Jurassic World, Trevorrow ha stupito tutti gestendo senza troppi problemi un film di proporzioni e genere completamente diversi, ma ha banalizzato molti degli aspetti più intriganti della visione di Michael Crichton. Il libro di Henry soffre degli stessi problemi: grandi premesse e svolgimento via via sempre più moscio.
 
La storia è quella di una madre single, Susan Carpenter (Naomi Watts), con due figli a carico. Henry (il bravissimo Jaeden Lieberher di It) è il maggiore, un undicenne geniale che gestisce il bilancio famigliare e arrotonda scommettendo in borsa. Il più piccolo, Peter (Jacob Tremblay, altro prodigio), è invece un sognatore che ama fare trucchi di magia. La dinamica famigliare è ribaltata: Henry è il capofamiglia, Susan lavora come cameriera in una tavola calda e, nel tempo libero, gioca ai videogame al posto dei figli. Insieme, vivono in una casa con scenografie da fiaba e tutto sembra andare alla grande nonostante i problemi finanziari. Ma poi succede qualcosa, un evento traumatico che costringe Susan a venire a patti con le sue responsabilità da adulta.

 
In mezzo, Trevorrow e lo sceneggiatore Gregg Hurwitz ci piazzano pure delle tinte thriller, quando si scopre che la famiglia dei vicini è l'opposto di quella di Susan: il patrigno (il bravissimo Dean Norris, ormai relegato a ruoli da schifoso) molesta la figliastra compagna di classe di Henry. E quest'ultimo ha ideato un piano a prova di bomba per risolvere la situazione.
 
Il mix di buoni sentimenti, dramma e umorismo, scenografie fiabesche e cupezza della vita reale sulla carta è vincente. Il plot è accattivante e, a un certo punto, vira in una direzione inaspettata che sa cavalcare con una certa sapienza la linea di confine tra strappalacrime ricattatorio e commozione sincera. Tuttavia ci sono troppi elementi che stonano, inclusi solo perché il genere lo richiede e mai sfruttati pienamente (il medico interpretato da Lee Pace, per dirne uno). E non si avverte mai l'urgenza, il crescendo di tensione che dovrebbe condurre verso un finale teoricamente disturbante, ma che invece risulta consolatorio e quasi obbligatorio. Come se Trevorrow non avesse voluto, o saputo, abbracciare del tutto gli elementi thriller.

 
Peccato, perché ci sono in gioco discorsi drammatici e adulti che in un film come questo, mirato a un pubblico giovane, avrebbero potuto risaltare molto per contrasto. Trevorrow sembra cercare quella mistura impalpabile fra toni infantili e adulti che il cinema americano aveva distillato perfettamente negli anni '80, in film come Stand by Me. Quella capacità di dire cose per nulla rassicuranti confezionandole, però, in un prodotto fruibile da tutti. Ma purtroppo ha sbagliato mira.
 
Il libro di Henry è distribuito nelle sale italiane da Universal Pictures.