
La prima volta di Luigi Lo Cascio - La video intervista esclusiva
La sua presentazione è affidata alle prime scene, nelle quali si compone un affresco di singolarità (sistema idraulico alternativo compreso) e paradossi che non potrà strappare un sorriso. Quello stesso su cui si conta per aumentare l’effetto di straniamento che va crescendo via via che si sviluppa la vicenda.
Un incidente, una serie di casualità - il tutto accresciuto da una incredibile naivetè di Michele stesso alle prese con forze dell’ordine, giustizia e opinione pubblica – concorrono alla costruzione di una storia difficile non definire kafkiana e che ricorda (con le debite proporzioni) il ‘Detenuto in attesa di giudizio’ di Sordi e Loy.
Tutto è calibrato su piccole dimensioni. Dalla location ai personaggi, pochi e ben caratterizzati, anche la scelta delle inquadrature e la scenografia restano volutamente minimali, sia per evidenziare ulteriormente un ottimo Lo Cascio - costantemente padrone della scena - sia l’altro protagonista del film: la parola.
Nel senso di racconto, di codice di comunicazione; con le insite riflessioni su realtà e invenzione, naturalità e strumentalizzazione della stessa, quanto della verità, spesso lontana dall’esserlo “in sé” rispetto al “per sé (stessi)”, quando non addirittura fine a se stessa.

Il trailer de La città ideale
Un loop intrigante, ma troppo cerebrale, che forse avrebbe affossato definitivamente un film già fortemente estetizzato di suo, che invece scorre – con leggera lentezza – verso una conclusione aperta, ma serena. Non esente, però, dal rischio di una interpretazione che potrebbe vanificare molte delle tesi di partenza dello stesso Michele.
La città ideale è distribuito nei cinema da Istituto Luce - Cinecittà.