Nel caso non ci fossimo accorti che nel cinema italiano il territorio può diventare esso stesso, per via della sua bellezza, della sua importanza storica e culturale, un vero e proprio personaggio, il sequel di Io che amo solo te, ovvero La cena di Natale di Marco Ponti, ce lo ricorda con chiarezza. Arriva nelle sale in questi giorni la nuova pellicola tratta dal libro omonimo di Luca Bianchini che torna sullo schermo composta in buonissima parte dagli attori del precedente Io che amo solo te.
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Un ritorno gradito, che sostanzialmente replica senza annoiare i buoni elementi di successo del primo film. Che, ricordiamolo, sono stati il racconto di una realtà di provincia, quella del paesino pugliese di Polignano a Mare, annaffiata sia di umorismo che di racconto corale e sia di una buona dose di romanticismo a volte persino spregiudicato.
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Un ritorno gradito, che sostanzialmente replica senza annoiare i buoni elementi di successo del primo film. Che, ricordiamolo, sono stati il racconto di una realtà di provincia, quella del paesino pugliese di Polignano a Mare, annaffiata sia di umorismo che di racconto corale e sia di una buona dose di romanticismo a volte persino spregiudicato.
In La cena di Natale ritroviamo la coppia formata da Damiano (Riccardo Scamarcio) e Chiara (Laura Chiatti) in fibrillazione per l’arrivo del loro primo figlio. E come nell’episodio precedente, la coppia già di per sé conflittuale è contornata dal rumore di una famiglia altrettanto problematica alle prese con i propri problemi.
Altro elemento di continuità con il film precedente è il racconto dello sviluppo della storia d’amore impossibile tra Don Mimì (Michele Placido) e Ninella (Maria Pia Calzone), un legame tra over-something che si qualifica come trovata coraggiosa per raccontare l’amore maturo tra adulti che non è tendenza solita del nostro cinema.
Solo che questa volta, a differenza dell’ambientazione estiva di Io che amo solo te, la coralità della saga puglio-sentimentale si raccoglie intorno al tema del cenone natalizio, con il consueto e divertente carico di preoccupazioni, tic, contraddizioni, parenti serpenti che solitamente si scatenano intorno ad un evento rituale tanto atteso.
Il film gode anche dell’introduzione di qualche personaggio in più nel cast come Veronica Pivetti nel ruolo della Zia Pina e di Dario Aita nei panni di Mario Labbate. Aggiunte che arricchiscono quello che ancora una volta è un racconto famigliare e collettivo divertente, mai volgare e soprattutto quasi progressista nel descrivere una realtà provinciale che in tutti i modi cerca di liberarsi da legacci e stereotipi esistenziali che la affliggono.
Altro elemento di continuità con il film precedente è il racconto dello sviluppo della storia d’amore impossibile tra Don Mimì (Michele Placido) e Ninella (Maria Pia Calzone), un legame tra over-something che si qualifica come trovata coraggiosa per raccontare l’amore maturo tra adulti che non è tendenza solita del nostro cinema.
Solo che questa volta, a differenza dell’ambientazione estiva di Io che amo solo te, la coralità della saga puglio-sentimentale si raccoglie intorno al tema del cenone natalizio, con il consueto e divertente carico di preoccupazioni, tic, contraddizioni, parenti serpenti che solitamente si scatenano intorno ad un evento rituale tanto atteso.
Il film gode anche dell’introduzione di qualche personaggio in più nel cast come Veronica Pivetti nel ruolo della Zia Pina e di Dario Aita nei panni di Mario Labbate. Aggiunte che arricchiscono quello che ancora una volta è un racconto famigliare e collettivo divertente, mai volgare e soprattutto quasi progressista nel descrivere una realtà provinciale che in tutti i modi cerca di liberarsi da legacci e stereotipi esistenziali che la affliggono.
La cena di Natale in uscita il prossimo 24 novembre è distribuito da 01 Distribution.