“Gli eroi moderni non devono necessariamente avere i muscoli, ma oggi hanno
soprattutto bisogno di cuore e cervello” - comincia così Sylvester Stallone, arrivato a Roma per
presentare la sua ultima fatica intitolata “John
Rambo”.
A sessantuno anni suonati, il vecchio Sly si mantiene sempre in una forma
eccezionale e rivela il segreto di questa formula: “E’ tutto merito delle mie 3 figliole – dice l’attore – Il consiglio che do a tutti gli uomini è
quello di correre dietro ai vostri figli. Perderete immediatamente peso!”.
Nel
quarto film, il primo della serie che l’attore dirige da sé, ritroviamo l’ex
veterano del Vietnam che conduce una vita solitaria nella foresta tailandese,
guadagnandosi da vivere con la caccia a serpenti velenosi.
La
pellicola è interamente ambientata nell’inferno della Birmania, dove l’esercito
strazia villaggi, uccidendo centinaia di persone ogni giorno.
“In Birmania la situazione è esattamente come l’ho descritta se non peggio – continua Sly - Si tratta letteralmente di un inferno sulla
terra. Dal momento in cui nessuno parla di questa situazione, ho pensato
che il film poteva far conoscere alla
gente questo orrore e d’altra parte era anche il modo migliore di consentire a
Rambo di tornare in questo suo inferno personale”.
L’attore
e regista fa anche una classifica dei suoi film di “Rambo” preferiti e dichiara: “Il
primo è come il primo figlio: magari ti da anche qualche problema ma sei sempre
attaccato in maniera emotiva molto forte. Rambo 2 è molto americano e pieno di
fantasia, una guerra combattuta alla maniera di Hollywood; nel terzo, invece, i russi combattevano in
Afganistan. È molto pericoloso realizzare film politici: due settimane prima
dell’uscita di Rambo 3, Gorbaciov e Regan facevano la pace e d’un tratto il
nemico sono diventato io. Mi hanno fischiato dovunque! Quest’ultimo film è
invece quello che mi ha dato maggiori soddisfazioni”.
La gente lo identificherà per sempre con i personaggi di Rocky e Rambo, due vere icone del grande
schermo. A tal proposito Sly commenta: “All’inizio
pensavo fosse una maledizione essere identificato con questi due personaggi.
Oggi però lo considero un privilegio: si tratta della possibilità di
interpretare la parte pessimista di un uomo oscuro. Un eterno soldato che
rifiuta tutti. Allo stesso tempo anche quella dell’ottimista e generoso: una
persona che basa tutta la sua vita sull’amore”.
“Sarà molto difficile dire addio a Rambo – conclude Stallone - se
dovessi abbandonarlo per sempre sarei molto depresso! Ho comunque deciso di
lasciare il film aperto. Vedremo!”.


NOTIZIE
I sessant'anni di Rambo
Sylvester Stallone presenta a Roma John Rambo, quarta avventura del guerriero armato di mitra e machete che per la prima volta ha diretto da sé. Ci ha parlato di quanto sia difficile lasciare per sempre i suoi amati personaggi.

08.02.2008 - Autore: Pierpaolo Festa