
La performance dell’attore, unita a questo modo anticonvenzionale di sviluppare una storia d’amore in chiave fantascientifica, fa de “I guardiani del destino” uno dei migliori film della nostra estate cinematografica, e allo stesso tempo uno degli adattamenti più riusciti dalla letteratura di Philip K. Dick (in un podio comunque dominato da “Blade Runner” e “Minority Report”). Naturalmente si tratta di un libero adattamento: per una volta la cupezza e la paranoia nel sentirsi prigionieri dell’occhio onnisciente del grande fratello vengono affrontate in singolar tenzone dalla forza di un sentimento che il protagonista prova dopo essere rimasto “fulminato” da una donna. Lo sceneggiatore George Nolfi fa il suo debutto dietro la macchina da presa, dopo aver scritto i poco convincenti “Timeline” e “Ocean’s Twelve”, ma anche il bellissimo “The Bourne Ultimatum”: il neo-regista racconta la sua storia, scorrendo attraverso azione, fantascienza e thriller, e senza mai perdere d’occhio il suo punto di partenza, la love story.
Non ci sono armi ne “I guardiani del destino”, ma un eroe determinato e pronto a percorrere sotto la pioggia l’intera isola di Manhattan in pochi minuti, pur di realizzare il suo desiderio più grande. Tutto nel nome dell’amore per Emily Blunt, splendida attrice che interpreta un personaggio in grado di contagiare con la sua vitalità la realtà del protagonista, un politico troppo impegnato per avere una vita sua. E la corsa finale di Damon rimane memorabile e batte qualsiasi "eroe mucciniano" pronto a scattare pur di aggiustare il suo destino. L’eroe di questo film sa perfettamente quello che vuole e non smette per un minuto di sprigionare le sue ossessioni: quei pensieri contagiosi che Christopher Nolan nell’ottimo “Inception” ha definito “parassiti”.

Le dimensioni di questo “piccolo” film riescono a coesistere con le sue grandi ambizioni e le sue idee sul destino, la spiritualità e l’inevitabile caos che gli esseri umani sono in grado di generare, una volta ottenuto il controllo. Molti ricorderanno similitudini con il notevole “Dark City”, ma tredici anni dopo il film di Proyas, il cinema accoglie speranza e luminosità e lo spettatore torna a casa più che soddisfatto.
“I guardiani del destino” è distribuito nelle sale dalla Universal
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