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I due volti di gennaio – La nostra recensione

Un carismatico Viggo Mortensen in un thriller più rassicurante che angosciante

I due volti di gennaio

02.10.2014 - Autore: Marco Triolo
Patricia Highsmith è una degli scrittori di thriller più apprezzati a Hollywood. Dai suoi romanzi sono stati tratti classici come L'altro uomo di Alfred Hitchcock, L'amico americano di Wim Wenders (anche adattato da Liliana Cavani come Il gioco di Ripley), Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella. Quest'ultimo rappresenta forse il più famoso e felice adattamento di un romanzo della Highsmith: si tratta dell'esempio perfetto di thriller psicologico di ambientazione esotica in cui l'autrice era specializzata.

 
I due volti di gennaio, esordio alla regia dello sceneggiatore di Drive e Biancaneve e il Cacciatore, Hossein Amini, è basato sullo stesso canovaccio: come il romanzo omonimo, racconta di una coppia di turisti americani in Grecia (Viggo Mortensen e Kirsten Dunst), della loro strana amicizia con un aspirante poeta americano in esilio volontario (Oscar Isaac) e dei guai in cui questo trio male assortito si caccia quando si scopre che Chester MacFarland (Mortensen) è in realtà un truffatore che ha giocato coi soldi delle persone sbagliate. Seguono gelosie, tradimenti, omicidi e un progressivo abbandono delle regole del vivere civile, sullo sfondo di una terra splendida che ha il sapore dell'eternità.

 
Ci sono molti elementi potenzialmente interessanti nel film di Amini, che parte bene nel descrivere i suoi personaggi. L'ambiguo Rydal (Isaac) si barcamena come può facendo la guida turistica e spillando qualche soldo ai turisti polli. MacFarland e la sua giovane moglie Colette (Dunst) sembrano persone per bene ma nascondono segreti drammatici. L'attrazione reciproca tra questi tre è dovuta almeno in parte all'alchimia e alla bravura degli attori, ma va da subito ben oltre il banale triangolo amoroso. C'è attrazione, per dire, anche tra i due uomini, anche se non propriamente sessuale: Rydal vede in Chester il padre da poco scomparso, un uomo che in un certo senso detestava, ma del quale ha sempre cercato l'attenzione. Da una situazione così avrebbe potuto svilupparsi un thriller cupo “in pieno sole”, allo stesso tempo guerra psicologica e morality tale.

 
Purtroppo Amini fatica a dare mordente alle vicende, e dopo l'inizio promettente il film si assesta sui prevedibili binari di un thriller scolastico. I già citati colpi di scena sono piuttosto telefonati e manca quasi completamente la tensione che sarebbe indispensabile in un film di questo genere. Tanto più che la storia non è originalissima e avrebbe necessitato di un ulteriore livello di angoscia e malessere per funzionare davvero. Non basta l'innegabile carisma di un invecchiato Viggo Mortensen per trainare in porto un'opera che dovrebbe inquietare e invece sembra costruita per rassicurare il suo pubblico target. I due volti di gennaio non è un brutto film, ma forse essere rassicurante è addirittura peggio.
 
In uscita il 9 ottobre, I due volti di gennaio è distribuito in Italia da Videa.

Per saperne di più:

Leggete la nostra intervista a a Viggo Mortensen