Rutger Hauer guida lo spettatore in un mondo non troppo ai confini della realtà, sebbene portato alle estreme conseguenze di odio, razzismo, perversione e corruzione. “Hobo With a Shotgun” si apre su queste atmosfere, nelle strade della tipica cittadina americana che non sono più sicure: gli innocenti vengono massacrati nei luoghi pubblici, i bambini vengono rapiti da maniaci in pieno giorno e il tasso di criminalità è oltre le stelle.
In una società in cui la gente preferisce disconnettere la propria anima e vagare come zombie a testa bassa, pur di non rimanere uccisa, tocca a un vagabondo (l’hobo del titolo) prendere la giustizia nelle sue mani e filtrarla attraverso la canna del suo enorme fucile. Nato da uno dei trailer di “Grindhouse” di Tarantino e Rodriguez (che all’epoca proposero ai loro fan un concorso sul miglior trailer fasullo), il film presentato a Sundance e venduto al mercato internazionale di Berlino gronda sangue dall’inizio alla fine. Se da una parte è forse la pellicola più fedele allo stile “Grindhouse” – e cioè un film ad alto tasso di violenza, dove non occorre pensare ma godersi splatter e cattivo gusto - dall’altra “Hobo With a Shotgun” si affida a un protagonista come Hauer, intenso come sempre e allo stesso tempo ironico.
A incrociare la sua strada sono cattivi che sembrano un ibrido tra Patrick Bateman di “American Psycho” e Alex di “Arancia meccanica”, sebbene i realizzatori cerchino sempre di alzare i toni parodistici, osando anche nel paranormale, con demoni e altre creature infernali che vogliono fare la pelle al protagonista. Ma il mix di humour e violenza diventa quasi insostenibile e non regge i novanta minuti della durata, che sono decisamente troppi.
Le luci si riaccendono e la sensazione è quella di avere assistito a un filmaccio, tanto sterile quanto destinato ad essere dimenticato dopo pochi passi fuori dalla sala.
Per saperne di più
Il trailer di Hobo With A Shotgun
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Hobo With a Shotgun - La recensione in anteprima
Nato da una costola di Grindhouse, un filmaccio splatter in cui Rutger Hauer si fa giustizia da solo, una pallottola alla volta
21.02.2011 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato a Berlino