Hobo With a Shotgun
Un senzatetto vigilante arriva in una nuova città e si ritrova intrappolato nel caos urbano, una città dove regnano la criminalità e il boss del crimine. Vedendo un paesaggio urbano pieno di rapinatori armati, poliziotti corrotti, prostitute vittime di abusi e persino un pedofilo Babbo Natale, Hobo decide di portare giustizia in città nel miglior modo che conosce, con un fucile da caccia calibro 20.
Rutger Hauer guida lo spettatore in un mondo non troppo ai confini della realtà,
sebbene portato alle estreme conseguenze di odio, razzismo, perversione e
corruzione. “Hobo With a Shotgun” si apre su queste atmosfere,
nelle strade della tipica cittadina americana che non sono più sicure:
gli innocenti vengono massacrati nei luoghi pubblici, i bambini vengono
rapiti da maniaci in pieno giorno e il tasso di criminalità è oltre le
stelle.
In una società in cui la gente preferisce disconnettere la propria anima
e vagare come zombie a testa bassa, pur di non rimanere uccisa, tocca a
un vagabondo (l'hobo del titolo) prendere la giustizia nelle sue mani e
filtrarla attraverso la canna del suo enorme fucile. Nato da uno dei trailer di “Grindhouse” di Tarantino e Rodriguez (che
all'epoca proposero ai loro fan un concorso sul miglior trailer
fasullo), il film presentato a Sundance e venduto al mercato
internazionale di Berlino gronda sangue dall'inizio alla fine. Se da una
parte è forse la pellicola più fedele allo stile “Grindhouse” – e cioè un film ad alto tasso di violenza, dove non occorre pensare ma godersi splatter e cattivo gusto - dall'altra “Hobo With a Shotgun” si affida a un protagonista come Hauer, intenso come sempre e allo stesso tempo ironico.
A incrociare la sua strada sono cattivi che sembrano un ibrido tra Patrick Bateman di “American Psycho” e Alex di “Arancia meccanica”,
sebbene i realizzatori cerchino sempre di alzare i toni parodistici,
osando anche nel paranormale, con demoni e altre creature infernali che
vogliono fare la pelle al protagonista. Ma il mix di humour e
violenza diventa quasi insostenibile e non regge i novanta minuti della
durata, che sono decisamente troppi.
Le luci si riaccendono e la sensazione è quella di avere assistito a un
filmaccio, tanto sterile quanto destinato ad essere dimenticato dopo
pochi passi fuori dalla sala.