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Hellboy - È un flop infernale il reboot del personaggio di Mike Mignola (Recensione)

Nel film di Mike Nichols domina la confusione, e l'accumulo fracassone di troppi spunti rischia di annoiare.

12.04.2019 - Autore: Mattia Pasquini
Si pensa spesso alla precedente manifestazione cinematografica del personaggio di Mike Mignola durante la visione dell'Hellboy di Neil Marshall, e non è un buon segno. Se non si può parlare apertamente di débâcle per uno dei film più attesi di questo periodo, sarà difficile non farsi travolgere dalla confusione che regna sovrana a ogni livello, dalla narrazione alle scelte formali. Difficoltà evidenti che sovrastano l'apprezzamento per il taglio dato e la generale sbandierata fedeltà al fumetto originale. Pregio che purtroppo perde di valore se non gestito in maniera equilibrata e coerente.



Soprattutto se si tenta di prendere le distanze dal precedente film di Guillermo del Toro offrendo al pubblico una mole di soggetti e riferimenti difficili da omogeneizzare in un unico calderone, e da sintetizzare, evitando che anche la lunga durata finisca per rendere arduo 'restare nel film'. Nelle due ore, infatti, si affrontano saga arturiana, Regina di sangue e apocalissi hellblazeriane, con creature che rimandano agli inferni più inquietanti del vecchio Hellraiser o più visionari del Silent Hill del 2006. Con il quale questo Hellboy condivide una parte di DNA. Ma se quello era diretta emanazione di un videogioco, del quale forniva una versione cinematografica senza troppe pretese e piuttosto riuscita, qui più di una sequenza sembra ammiccare in maniera smaccata a un'estetica che molti giocatori - soprattutto di sparatutto - troveranno familiare.

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Un plauso al regista, per aver intelligentemente condensato le imprescindibili 'Origini' del personaggio in una parentesi ben calibrata, e per la cura nel mantenere lo spirito dissacrante del demoniaco Rosso. Per il resto si ha il sospetto che Marshall abbia attinto alla propria esperienza - Doomsday, Centurion e il Constantine televisivo (purtroppo non gli interessanti Dog Soldiers e The Descent degli inizi) - per salvare il salvabile. Ottenendo il risultato opposto. Certo, non si può che ringraziarlo di averci voluto offrirci un piatto tanto ricco, ma avremmo preferito più coraggio nella scelta di una linea stilistica.



Sequenze tirate per le lunghe e affidate a soggetti a volte al limite della caricatura (tra Peter Jackson, Harry Potter e Jim Hanson), che continuano a tornare in ulteriori sottotrame con rinnovati poteri o funzioni all'interno dello sviluppo. Così facendo, purtroppo, anche gli spunti più promettenti - come il rapporto tra Hellboy e Nimue - si perdono o finiscono per venir convogliati in momenti sconcertanti (come lo spiegone finale sentimental-catartico-conciliatorio dello Ian McShane digitale).

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Si sente la mancanza dell'altra faccia di Hellboy, emotivo e sradicato, sepolto da questa versione action hero costantemente impegnata in scontri di ogni tipo. Per i tanti nostalgici delusi, un invito alla pazienza. L'elemento più preoccupante - o sul quale concentrare le speranze - affiora infatti nel riferimento a personaggi prossimi venturi nelle scene inserite nei titoli di coda. Che colmano una lacuna alla quale eravamo preparati, ma che aprono a una prosecuzione di questa (forse) Saga. Ammesso che gli incassi dovessero giustificarla, saranno altri i correttivi da apportare o difficilmente se ne risolleveranno le sorti.

Hellboy, in sala dall'11 aprile 2019, è distribuito da M2 Pictures.