Hellboy

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E' grosso, è forte, è rozzo, ma ha un cuore d'oro. Hellboy (Ron Perlman) è un Demone evocato dai nazisti come arma di distruzione, ma gli Alleati lo hanno catturato ed affidato alle cure del Professor Broom, che lo ha trasformato in un eroe a servizio dell'Umanità. Sono passati molti anni, e le forze del Male sono tornate per regnare sulla Terra. Purtroppo per loro, dovranno vedersela con Hellboy!

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Hellboy
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DURATA
117 min.
USCITA CINEMA
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2004
Hellboy (Ron Perlman), il demone adottato dagli umani, questa volta deve vedersela con il principe Nuala (Luke Goss), deciso a risvegliare l'esercito di mostri dorati e scatenare la guerra contro il nostro mondo, reo di aver usurpato la supremazia dei demoni sulla terra. Tra i soliti problemi amorosi con la bella Liz (Selma Blair) ed i contrasti con il suo capo Tom Manning (Jeffrey Tambor) Hellboy dovrà sventare la più terribile delle minacce…

Con circa 35 milioni di dollari incassati nel primo weekend di programmazione in America, la seconda puntata dell'eroe demoniaco nato dal fumetto di Mike Mignola e portato sul grande schermo dall'intuito visionario di Guillermo Del Toro si appresta ad essere uno dei successi annunciati di quest'estate americana. Come ogni sequel che si rispetti – il primo episodio è uscito nel 2004 ed ha ottenuto un discreto ma non eccezionale successo di pubblico – “Hellboy: the golden Army” ha visto aumentare il budget a disposizione e conseguentemente la possibilità di vedere più effetti speciali e quindi maggiore spettacolarità nelle scene d'azione. All'incremento di f/x però non ha fatto seguito una corrispondente solidità narrativa, e soprattutto una logica coerenza estetica interna alla pellicola.
Del Toro infatti ha sviluppato come al solito un suo mondo visivo preciso ed affascinante, fatto di creature molto belle da vedere, ma ha inserito tutto questo in un lungometraggio molto discontinuo, dalle variazioni di tono eccessivamente accentuate: soprattutto le parti più leggere e fracassone – che testimoniano una vena precisa di Del Toro altrove molto meglio sviluppata – alla lunga appesantiscono la narrazione e si dimostrano abbastanza slegate dalla trama principale, quella che poi deve muovere la vicenda. Sotto questo punto di vista il secondo capitolo di “Hellboy” sembra avvicinarsi molto di più ad una saga ridanciana come quella di “Men in Black” (id., 1997) che ai toni più seri del primo lavoro.

Seguendo un percorso cinematografico che punta sempre più in alto, e che culminerà probabilmente con i due prodotti tratti da “Lo Hobbit” di Tolkien, Guillermo Del Toro sembra pian piano perdere di lucidità creativa e di coerenza della visione: “Hellboy: the Golden Army” soffre di vistosi sbandamenti di sceneggiatura, e le numerose e spettacolari scene di battaglie tra esseri soprannaturali lasciano lo spettatore sicuramente ammirato, ma non coprono le falle di una storia che mette molta carne al fuoco e non sa poi come amalgamare tutto quanto.

Rimane comunque la simpatia del personaggio principale, un Ron Perlman che si conferma caratterista di carisma inusitato, a tenere in piedi un'opera magari anche divertente, ma in fondo abbastanza confusa sulla strada da percorrere, e soprattutto sul tono con cui percorrerla.